La più grande batteria del mondo: energia per 57 mila case, ricavata dalla ruggine

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Nascerà nel Maine, dall’idea dell’azienda Form Energy, in cui ha investito anche Eni Next. La batteria a ferro-aria costa un decimo di quelle al litio: immagazzinerà 8.500 megawattora di energia, sufficienti per circa 200 mila persone, e gestirà i picchi delle rinnovabili

Tre notizie: la prima è che qualcuno riesce a ricavare qualcosa di utile dalla ruggine, materiale povero e irrecuperabile se ce n’è uno. La seconda è che negli Stati Uniti, e in particolare nel Maine, ci sarà un impianto che sarà la più grande batteria del mondo (ma è praticamente certo che tra pochi mesi saremo qui ad aggiornare la classifica) capace di accumulare, stoccare e ridistribuire nell’arco di qualche giorno migliaia e migliaia di megawattora, peraltro green. E la terza è che non solo gli ambientalisti, ma anche gli appassionati di archeologia industriale e soprattutto gli economisti, saranno felici di poter ridare vita a intere città e comunità, cadute nel degrado di un’economia locale in grave stato di crisi. 

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Come funziona la centrale 

Sarà in grado di immagazzinare 85 megawatt per un massimo di 100 ore. Un megawatt è sufficiente per alimentare in media 670 case (e la batteria quindi basterebbe per 57.000 case e 200.000 persone circa). Le batterie ferro-aria contengono un anodo di ferro e un catodo che reagisce con l’ossigeno. Quando l’energia è necessaria (in particolare durante i freddi inverni del Nord America), l’ossigeno nell’aria ossida il ferro che rilascia elettroni e fornisce energia. Al contrario, quando l’energia rinnovabile è abbondante (quindi soprattutto in estate), le batterie invertono questo processo di ossidazione tramite una corrente elettrica che essenzialmente trasforma la ruggine in ferro e rilascia ossigeno. 
Ogni singolo modulo della batteria è approssimativamente delle dimensioni di una lavatrice e contiene una pila di circa 50 celle. Le celle includono elettrodi di ferro e aria, le parti della batteria che consentono alle reazioni elettrochimiche di immagazzinare e scaricare elettricità. Ognuna di queste celle è riempita con un elettrolita a base d’acqua non infiammabile, come quello utilizzato nelle batterie AA. Tra gli investitori in questa batteria della società Form Energy c’è anche Eni Next.




















































Il potere della ruggine 

Per far funzionare la rete elettrica in modo affidabile, c’è bisogno di nuove tecnologie in grado di immagazzinare elettricità per più giorni (c’è chi sta lavorando sulla sabbia, chi sui mattoni e chi su altre soluzioni) e gestire i picchi durante l’anno. Ovvero l’iperproduzione in estate quando le rinnovabili (solare ed eolico) vanno il massimo e l’iperconsumo, soprattutto invernale, quando le rinnovabili sono quasi ferme e ci sono tanti giorni di condizioni meteorologiche estreme. 
Questa tecnologia ferro-aria è stata pensata per immagazzinare elettricità per 100 ore a costi competitivi con le centrali elettriche tradizionali (20 dollari a kilowattora invece di 200 dollari delle batterie al litio) e fungerà da strategica riserva energetica. Le batterie ferro-aria sono state inventate già negli anni ’60 dalla NASA e ora un gruppo di scienziati ex-MIT le ha ottimizzate grazie alle nuove tecnologie e ai nuovi materiali. I componenti attivi sono tra i più sicuri, economici e abbondanti del pianeta (ferro, acqua e aria) e le relative batterie hanno solo vantaggi: oltre ai bassi costi e alla complementarietà alle batterie agli ioni di litio, sono certamente affidabili, sostenibili ed efficienti. Sono modulari, scalabili, sicure e non prevedono la presenza di alcun metallo pesante. 

La cartiera e la comunità 

La batteria sarà installata nella cittadina di Lincoln, nel Maine settentrionale, un paesino di 5.000 anime sull’Atlantico a 500 km da Boston, la cui comunità è sempre vissuta grazie all’ex cartiera, ormai chiusa, i cui storici locali dismessi ospiteranno la struttura. Questo è solo un esempio della nuova abitudine americana di riorganizzare vecchie infrastrutture, fabbriche abbandonate e miniere dimenticate per trasformarle nelle colonne portanti della green economy, salvando allo stesso tempo intere comunità dall’abbandono

19 dicembre 2024 ( modifica il 19 dicembre 2024 | 17:16)

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