LOMBARDIA ECONOMY – Una Lombardia senza confini

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Lombardia: scoperta dei piccoli centri come risorsa, il recupero di un’economia locale e un’offerta più vicina al turista di oggi

In un’epoca in cui si parla di overtourism, piccole realtà locali danno un valore economico anche più grande rispetto alle mete principali del nostro Paese.

Un fenomeno di cui si è discusso recentemente alla prima edizione degli Stati Generali del Turismo dei Territori, organizzata da Feries (società cui fanno capo portali come Agriturismo.it e CaseVacanza.it) in collaborazione con Regione Lombardia per la promozione del settore turistico rurale, esperienziale e diffuso.

«L’overtourism lo avremo sempre nei luoghi iconici, ma il turismo internazionale non si lamenta e fa volentieri anche un’oretta di fila se questo gli consentirà di vedere un sito che non può vedere da nessun’altra parte del mondo – ha premesso Barbara Mazzali, assessore al Turismo, marketing territoriale e moda di Regione Lombardia – ma è il turismo rurale quello su cui ci concentriamo, le nostre aree interne.

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Insieme alle università abbiamo cominciato a immaginare una Lombardia senza confini, fatta di 12 province delle quali non si raccontava e abbiamo cominciato a vederlo come un unico territorio, che offriva tanti servizi come la Valtellina, la Val Brembana tra siti UNESCO, le vacanze fluviali. Milano rimane comunque il centro e la vetrina della nostra regione, ma abbiamo puntato al racconto dei nostri luoghi interni».

E i numeri danno anche ragione a questa scelta: oggi il turista che arriva in Lombardia è per il 70 per cento straniero, e si sviluppa quindi un turismo internazionale, un turismo che si profila come un turismo altospendente, in una regione che conta il 40 per cento del tax free nazionale. E se il primo mercato in Lombardia è il mercato tedesco, a seguire c’è quello americano.

«Abbiamo chiuso il 2023 – continua l’assessore – con 19 milioni di presenze, 51 milioni di pernottamenti, un 17 per cento in più rispetto al 2019, l’anno d’oro del turismo. Poi, dopo la pandemia, il 2023 ci ha riportato a numeri strabilianti con un +17 per cento e ci siamo posti il problema nel 2024, perché non speravamo di raggiungere i numeri del 2023.

In realtà, mentre la media nazionale si attesta a un 3 per cento, la nostra regione chiuderà sicuramente l’anno con un +19 per cento. Merito anche di una territorialità strategicamente complice. Un turista quando arriva sul nostro territorio utilizza dei servizi – continua l’assessore – e questo ci consente soprattutto nelle aree rurali di tenere aperte quelle piccole botteghe che diversamente avrebbero qualche problema in più a rimanere aperte, ma che sono in realtà il grosso punto di attrazione della nostra regione».

L’evoluzione stessa del desiderio del turismo – anche quello di lusso – cambia, oggi vuole uscire dal rumore e portare a casa qualcosa che si chiama legame, esperienza diretta, sintonia, valori fortemente legati al luogo e a quanto piccole comunità sono in grado di dare.

«Nel periodo di gennaio-agosto 2024, avevamo già raggiunto 4 milioni in più di pernottamenti; quindi, siamo già a un più 11 per cento, ma verrà oltrepassato abbondantemente e ci porterà a realizzare quella stima 18 per cento solo finora ipotizzata – dice Mazzali –.

È un turismo straniero per il 70 per cento e per un 38 per cento è un turismo interno. Resta il tema della destagionalizzazione, importantissimo per riuscire a garantire la presenza attraverso anche dei grandi eventi su quei mesi dove le nostre destinazioni sono un pochino più carenti.

Con il grande evento Milano Cortina 2026 immaginiamo di poter veramente raccontare una Valtellina straordinaria, così come di tutte le nostre montagne sulle quali Regione Lombardia ha investito molto in infrastrutture. Parlando di mercati poi, abbiamo anche lavorato su dei paesi specifici, abbiamo fatto delle azioni di valorizzazione con il Canada, abbiamo fatto dei test, delle prove per vedere se il tipo di comunicazione adottata ci dava dei risultati.

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Quest’anno i canadesi sono aumentati in modo esponenziale, quindi vuol dire che quello che stiamo facendo – che poi è coordinato con le Camere di Commercio dei posti dove decidiamo di andare a intercettare il nostro pubblico – ha dato una risposta positiva. Restano poi i capi saldi, come la permanenza dei tedeschi alloccati sul nostro lago di Garda (3-4 notti), gli americani sul nostro lago di Como (2-4 notti) o i francesi un po’ ovunque (2-6 notti)».

E gli italiani in Regione da dove arrivano? Il turismo interno è in primis proprio quello lombardo a sottolineare proprio quell’importanza del turismo che ruota attorno ai comuni delle 12 province identificate dal progetto, tra i fuori Milano, fuori Bergamo, fuori Brescia e così via.

Se nelle città capoluogo il turismo sfiora il 37 per cento e i turisti si fermano 2-4 notti, il restante rimane in media 3,3 notti nei territori vicini grazie anche a un tessuto extra-alberghiero, oltre che alberghiero, che fa scegliere un luogo in funzione anche delle recensioni, soprattutto nei territori rurali.

E poi c’è il sentiment, lasciato da una traccia digitale positiva a fine soggiorno.
«Mensilmente leggiamo circa dai 3 ai 5 milioni di tracce digitali perché siamo interessati a capire se chi viene in Lombardia, quando torna a casa, è rimasto comunque contento del suo soggiorno nella nostra regione – ci svela l’assessore regionale al Turismo –.

Abbiamo un dato che è in aumento rispetto all’anno scorso dello 0,4, è un 86 per cento di sentiment, ed è una percentuale molto più alta della media nazionale. Considerate che, proprio perché l’identikit del turista che arriva in Lombardia è un turista abituato a ricevere servizi di qualità, riuscire a mantenere quel sentiment vuol dire che i nostri albergatori, ristoratori, i nostri negozi stanno alzando costantemente l’asticella della qualità, perché soprattutto nei fuori città hanno intercettato l’importanza di quell’economia che oggi il turista lascia».

Un segnale che si conferma anche nella previsione per la fine del 2024 con circa l’85 per cento delle strutture occupate. Da monitorare poi c’è anche il dato del 5 per cento del turismo che sceglieva un tempo il suo viaggio all’ultimo minuto, un dato che scatena dinamiche competitive ulteriori ora.

«Questo 5 per cento oggi si è trasformato quasi in un 18 per cento – ci ricorda l’assessore regionale – perché il cambiamento climatico e altre variabili hanno portato a cambiare anche questo stile di vita e tanti decidono all’ultimo minuto quale destinazione scegliere per passare il loro weekend o la loro settimana».

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