Il futuro di De Luca? Ecco perché è (anche) nelle mani del governo

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di
Simona Brandolini

Il 10 gennaio scade il termine per impugnare la nota sul terzo mandato ma la premier e i suoi alleati potrebbero rinunciarvi per calcolo politico

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L’11 novembre scorso sul Burc campano è stata pubblicata la legge sulle «disposizioni in materia di ineleggibilità alla carica di presidente della giunta regionale». Lì si nasconde il famigerato terzo mandato di Vincenzo De Luca. Da quel momento, però, è anche scattato un count down. Entro e non oltre il 10 gennaio il governo potrà impugnare la norma: su proposta della presidente del Consiglio la decisione dovrà essere deliberata in consiglio dei ministri. Il sottosegretario Alfredo Mantovano ha detto oggi che la decisione «è in fase di valutazione».

È in questo lasso di tempo che quella che sembra una mera valutazione giuridica coincide invece con la strategia politica e gli opportunismi elettorali. E dunque ha necessità di ragionamenti. Si sa, e non da ora, che Giorgia Meloni sarebbe intenzionata a impugnare una norma che il centrodestra considera ad personam (ad De Lucam) e incostituzionale. La stessa Lega, da sempre contraria a limiti di mandato, pensa che il «cavillo» deluchiano serva solo al governatore e non a chi gli potrebbe succedere. Fratelli d’Italia ha mire venete non campane, il no a De Luca di fatto si tramuterebbe in uno stop a Luca Zaia che di mandati ne ha già all’attivo tre e concorrerebbe per un quarto. È proprio sullo scoglio lagunare, più che su un faraglione caprese, che vanno a sbattere i due alleati di governo. 




















































Ci sono, però, valutazioni ben più pratiche ed elettorali. Lasciare a De Luca campo libero e quindi la possibilità di ricandidarsi vorrebbe dire spaccare il già parcellizzato centrosinistra e assicurarsi una strada più libera verso Palazzo Santa Lucia. Più d’uno, in queste ore, dopo l’ennesima spaccatura nel centrodestra campano, dove volano stracci (leggi Martusciello vs Lega), s’interroga sul fatto che «nessuno vuole realmente vincere in Campania». A destra come a sinistra. Altrimenti non si comprenderebbero i tentennamenti. A Napoli, poi, dalle parti del centro direzionale continuano i rumors su una possibile mossa a sorpresa del governatore: le dimissioni, in concomitanza con la decisione del governo, per evitare un eventuale giudizio della Corte costituzionale prima del voto, con relative elezioni dopo 60 giorni. Chi conosce De Luca la vede come un’eventualità lontana dalla sua storia personale, anzi in contrasto con essa. Un salernitano di rango la spiega così: «Vincenzo è un megalomane ma è furbo, non chiuderebbe mai la sua carriera con un terzo posto. Piuttosto, avendo dimostrato al Pd di avere in pugno i consiglieri regionali, tratta il suo ritorno a Salerno e la scelta del suo successore». 

L’inizio del 2025 sarà comunque fondamentale per comprendere parti in commedia, per stanare chi briga, per smascherare chi bara e per capire quali saranno le forze in campo. Nel frattempo bisogna segnarsi sul calendario un’ultima data: il 20 dicembre. Alle ore 19 in via Santa Brigida ci saranno i consueti auguri di Natale del Pd. Il commissario Antonio Misiani ha invitato il sindaco Gaetano Manfredi (che ha confermato la sua presenza) ma anche e soprattutto Vincenzo De Luca. Considerato che Elly Schlein ha chiarito che terzo mandato o no, De Luca non sarà il candidato del Pd, il presidente campano andrà a rompere le uova nel paniere dem? Basta attendere venerdì.

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