Mostra “Studiosi e libertini. Il Settecento nella città di Giorgione”

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Nei 250 anni dalla morte dell’illuminato architetto castellano Francesco Maria Preti, un’affascinante mostra a Castelfranco Veneto, in tre sedi, punterà i riflettori – dal 25 gennaio 2025 – sui protagonisti di quel cenacolo intellettuale che nel XVIII secolo riporta la città di Giorgione al suo pieno splendore: tra scienze, arte, musica e moda. Progetti, riti e costumi della vivace realtà castellana, importante crocevia commerciale e culturale nella terraferma veneziana, attraverso una ricca selezione di opere, oggetti e testimonianze dell’epoca e il richiamo ai due poli culturali: l’autore della Tempesta e Canova.

In anteprima il 23 dicembre 2024 una serata evento al Teatro Accademico dedicata a Preti nel giorno del 250enario e lo scenografico allestimento della sezione della mostra dedicata ai suoi progetti. Intere pareti ricoperte di specchi rifrangono e moltiplicano, in una visione incantata, i progetti di Francesco Maria Preti (1701- 1774), il più esperto e interessante architetto veneto del XVIII secolo, cui si devono alcuni dei principali edifici del centro storico di Castelfranco Veneto, ma anche il progetto di Villa Pisani a Stra e altri innovativi interventi in tutta la regione. 48 metri quadrati, scenografici e caleidoscopici, in cui perdersi e immergersi – set perfetto per selfie e scatti ricordo – allestiti all’ingresso di una delle costruzioni che più lo hanno distinto: il Teatro Accademico di Castelfranco, città di Giorgione ma anche paese natale dell’erudito, illuminato Preti di cui ricorrono, il 23 dicembre

2024, i 250 anni dalla morte.

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Formatosi nel collegio gesuita di Brescia, Francesco Maria, uomo alla moda, elegante e raffinato, aveva studiato retorica, umanità, grammatica, filosofia, logica, metafisica, morale, fisica e matematica; ma anche il latino e il francese. I suoi interessi spaziavano dalla numismatica e cosmologia alla letteratura antica e contemporanea. Suonava la spinetta e il clavicembalo, conoscendo le leggi dell’armonia in musica, componeva sonetti e poesie e teneva relazioni oltre che con gli altri intellettuali castellani anche con vari esponenti del mondo culturale del tempo – Tommaso Temanza, padre Vallotti, Giuseppe Tartini – e con membri dell’aristocrazia veneziana come i Pisani di Santo Stefano e i Corner di San Polo.

Tantissimi anche gli incarichi istituzionali svolti per la sua città da questo straordinario intellettuale, che fu “architetto per diletto”, ma…che architetto! Castelfranco Veneto non poteva dimenticare la ricorrenza a lui legata e la celebrazione, proprio il 23 dicembre alle ore 18.00 nel Teatro Accademico progettato da Preti, diventa il momento prodromico, un’anticipazione di grande effetto, della mostra che dal 23 gennaio al 6 aprile 2025 si snoderà dal Museo Casa Giorgione all’ingresso storico del Teatro Accademico, fino a Palazzo Soranzo Novello. Un’esposizione – presentata alla stampa presso la Camera di Commercio di Treviso-Belluno|Dolomiti, che sostiene l’iniziativa – dedicata a quel cenacolo intellettuale, quel crogiolo di idee, dibattiti, progetti, esplosione di pensieri e innovazioni, che animò il Settecento nella cittadina veneta grazie ad alcune personalità notevoli, come Giovanni Rizzetti (1675 – 1751) che per primo applica la media armonica proporzionale, Jacopo Riccati (1709 – 1790) straordinario matematico e iniziatore della cosiddetta scuola riccatiana, i figli di questo – Vincenzo (1707 – 1775) e Giordano Riccati (1709 – 1790) – e appunto Francesco Maria Preti loro coetaneo e fil rouge di tutta l’esposizione. A una generazione ancora successiva apparterranno poi Francesco Riccati e Luigi Rizzetti.

“Studiosi e Libertini. Il Settecento nella città di Giorgione” – promossa dal Comune di Castelfranco Veneto-Assessorato alla Cultura e dai Musei Civici castellani, con il contributo della Regione del Veneto e il patrocinio della Provincia di Treviso e tanti partner e sostenitori importanti, curata da Danila Dal Pos (in comitato scientifico: Paolo Barbisan, Andrea Bellieni, Lavinia Colonna Preti, Stefania Colonna Preti, Fabrizio Malachin, Moira Mascotto), ci riporta dunque a quel tempo di massimo splendore, il culmine prima della crisi legata al tracollo della Serenissima e a un oligarchia ormai in declino, in una trama suggestiva di rimandi culturali evocativi e di opere (dipinti, disegni, sculture), documenti storici (mappe, lettere, volumi), bellissimi manufatti (ceramiche, argenti, strumenti musicali, oggetti liturgici), arredi e costumi del tempo: tra vita sociale e riflessioni intellettuali, incarichi ufficiali e piaceri, studi e tempo libero, innovazioni tecnico-scientifiche, mode e frivolezze.In una molteplicità di discipline e interessi eruditi – matematica, fisica, ingegneria e idraulica, musica, astronomia, medicina, ottica, architettura, ma anche arti e letteratura – le ricerche e le riflessioni di questo gruppo di studiosi seguono le novità e i dibattiti del tempo, riconnettendosi nel contempo alla tradizione della cultura veneta, che dal Cinquecento porterà al pieno Ottocento. Così se l’installazione nel Teatro costituisce un focus su Preti e i suoi progetti – da coinvolgere tanti e differenti aspetti della cultura e della società del XVIII secolo



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