La manifestazione del 14 dicembre a Roma – e l’intervento della Rete Libere/i di lottare – Brescia Anticapitalista

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Doveva essere una manifestazione affollata, quella di sabato 14 a Roma contro il DDL ex-1660, e tale è stata. La guerra di cifre (prima 7.000, poi 15.000 per la questura, 100.000, cifra decisamente irrealistica, per gli organizzatori) ci appassiona poco. La nostra stima, comunque, è intorno ai 20.000. Molto di più ci interessa il contenuto politico della manifestazione, la dinamica che l’ha prodotta e la sua prospettiva.

C’è un nocciolino di verità nel sostenere, come fa il manifesto, che il corteo del 14 dicembre è “nato autoconvocato, dal basso, dai movimenti”, e diciamo pure dal giro dei centri sociali. Perché in effetti il primo passo di questo percorso è stato compiuto con un’assemblea per dir così “autoconvocata” a Roma (alla Casetta rossa) pochi giorni dopo la formalizzazione, avvenuta sempre a Roma l’8 settembre, della Rete Libere/i di lottare, di cui era però già pubblico Il Manifesto (*). Sbagliamo a vedervi una rincorsa alla nostra iniziativa? Pensiamo proprio di no. E fin dal primo momento ci è stato chiaro che si metteva un moto un circuito che, a partire dai centri sociali spesso saldamente collegati con le amministrazioni locali e le strutture di Pd-Avs, avrebbe messo in campo mezzi materiali e amplificazioni mediatiche incomparabili con quelli a disposizione della Rete Libere/i di lottare promossa dalla Tendenza internazionalista rivoluzionaria, dal Laboratorio politico Iskra e dal Movimento di lotta per il lavoro 7 novembre, e subito arricchita da un numero di adesioni largamente superiore ad ogni previsione.

Il secondo passaggio, decisamente interessante, sono stati i presidi contro il DDL-1660 chiamati il 25 settembre dalla CGIL che, con sorpresa degli stessi burocrati sindacali, furono più vivaci e partecipati del previsto, segno di un qualche risveglio operaio e sociale che si è successivamente confermato nell’adesione allo sciopero generale e alle manifestazioni del 29 novembre indetti da CGIL e UIL e – su differenti piattaforme – dal sindacalismo di base (esclusa l’USB).

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Sono poi seguite assemblee e manifestazioni cittadine e regionali sempre abbastanza partecipate, nelle quali il tema di fondo è stata la difesa della costituzione e della democrazia dalla “deriva autoritaria” rappresentata dalle destre al governo. Ma ovunque con un grande assente: la guerra, le guerre (il genocidio a Gaza, il massacro in Ucraina, la corsa ad un nuovo, apocalittico scontro inter-imperialistico globale) di cui la stretta autoritaria del governo Meloni, con il DDL ex-1660, il decreto Valditara, il DDL 1004, le odiose misure contro gli emigranti-immigrati e il concreto comportamento quotidiano della polizia, sono il prodotto. Mentre, per contro, c’è stata la presenza sempre più evidente di esponenti di AVS prima, del PD e dei Cinquestelle poi, cioè proprio di quelle forze che sono corresponsabili della “deriva autoritaria” in atto, gli autori dei decreti Salvini e dei decreti Minniti, dei quali il DDL Piantedosi-Nordio-Crosetto è il naturale coronamento. Proprio di quelle forze che, specie il Pd, sono altrettanto guerrafondaie e filo-sioniste dei partiti di destra, se non di più.

Il contenuto politico del corteo del 14 dicembre a Roma ha confermato in pieno questa profonda ambiguitàdell’iniziativa contro il DDL-”sicurezza”, con l’apparizione di Conte (breve, aveva fretta di correre a dialogare con Fratelli d’Italia ad Atreju) e di una delegazione ufficiale del Pd accompagnata dall’investitura di Schlein, reduce da una critica della destra talmente radicale da passare alla storia: “la destra del nulla” (!!). Lasciando perdere le polemiche strumentali fino al grottesco dei fogliacci governativi (Libero, la Verità e quant’altri) che sono riusciti a vedere “violenza” perfino nel corteo del 14, la stampa vicina al centro sinistra ha battuto concorde su un punto: “è la prima, vera grande manifestazione di opposizione al governo Meloni”.

Neppure questo è vero. E il 5 ottobre? Non è stata forse la prima, forte risposta frontale alla logica del DDL 1660 e alla politica del governo? E la manifestazione del 30 novembre? Quella del 14 dicembre è stata, semmai, la prima iniziativa di piazza dell’area dell’opposizione di centro-sinistra al governo Meloni. Questo, sì. Ma su quali basi? Sentiamo Fratoianni, segretario di SI, il solo politico di mestiere di notorietà nazionale a cui è stata data la parola: “chiediamo alla destra di guardare i veri problemi del paese. Se volete sicurezza, date una casa alle famiglie meno abbienti, garantite un salario dignitoso ai lavoratori e cancellate la precarietà, occupatevi della cultura patriarcale, smettetela di negare il diritto alla salute e alla scuola pubblica”. Un appello alla conversione delle destre, che evita accuratamente la questione centrale che sovrasta e determina – in Italia, come in Francia, in Germania, negli Stati Uniti – le scelte di politica sociale: la corsa capitalistica alla guerra. Non una parola sulla NATO, sulla decisione di prolungare la guerra contro la Russia a tempo indefinito, sul possibile schieramento di una “forza di pace” europea di 200.000 soldati in Ucraina, sulle esercitazioni militari italiane davanti alle coste della Cina, sull’appoggio incondizionato assicurato dall’Italia e dall’Unione europea all’azione devastatrice dello stato di Israele in tutto il Medio Oriente. Solo, qua e là, qualche belato “pacifista”, più flebile di quelli che emette il papa, come se questa tendenza che ogni giorno acquista impeto con decisioni sempre più esplicite e dirette (si punta già ad almeno il 3% del PIL in spese belliche) potesse essere fermata con accorati appelli verbali nei weekend, anziché con una battaglia frontale contro l’economia di guerra, i signori della guerra (grandi banche e grandi capitali), i governi della guerra.

Bene ha fatto, perciò, la Rete Libere/i di lottare a importare dentro la manifestazione del 14 questo tema, accuratamente scansato dagli organizzatori, e tanto più dai loro sponsor in parlamento e dai vertici della CGIL. “L’Italia è in guerra” – è partito proprio da questa elementare verità occultata l’intervento della Rete LdL (vedi sotto la video-registrazione). Una verità elementare ribadita dal grande striscione “contro stato di polizia e guerra” e nel volantino distribuito alla massa dei partecipanti. L’allargamento della mobilitazione contro il DDL ex-1660, ancora del tutto insufficiente, è senza dubbio cosa positiva. Ma o incorpora nel suo programma d’azione la lotta contro le guerre del capitale, o resterà “una passerella elettorale” utile solo a portare un blocco di voti in più ad una “nuova alleanza di forze riformiste” incardinata sullo stesso tracciato bellicista e anti-proletario del governo Meloni (come sostenuto in un recente documento della TIR e di Iskra) (**).

I manifestanti del 14 e l’asse Schlein-Conte-Landini-Fratoianni non sono la stessa cosa. Solo questo motiva la partecipazione della Rete LdL al corteo del 14: la finalità di parlare ai manifestanti, anzitutto alla sezione operaia del corteo, per invitarli e incitarli a prendere il toro per le corna – il che comporta scrollarsi di dosso il controllo e l’ipoteca di Pd, vertici CGIL e soci. Al momento siamo molto lontani dall’accumulo di energia antagonista e di chiarezza politica necessarie a fermare il DDL ex-1660, l’avvento dell’economia di guerra e la corsa alla guerra – dobbiamo vederlo lucidamente.

Qua e là emerge un po’ di energia in più negli scioperi (soprattutto quelli nelle ferrovie e nei trasporti). Anche scioperi operai indetti dalla CGIL, come al porto di Genova o a Fusina (alla centrale dell’Enel), danno vita a quei blocchi stradali che il DDL-”sicurezza” intende criminalizzare. Sono piccoli segnali che confermano il buon esito della giornata del 29 novembre. Ma c’è molta strada da fare perché questi piccoli segnali si trasformino, moltiplicandosi, in una forza d’impatto capace di mettere spalle al muro il governo Meloni. La bocciatura operaia del contratto-bidone della logistica e una risposta di lotta dei metalmeccanici all’intransigenza del fronte padronale potrebbero incrementarla.

Fino a fine mese il governo sarà impantanato nelle difficili mediazioni tra le diverse micro e macro lobby che si contendono i soldi della finanziaria 2025 da sottrarre ai bisogni delle masse lavoratrici e disoccupate. Ma già i vari Gasparri, Salvini e Co. sbraitano che la “miglior risposta” al corteo del 14 è la rapida approvazione al Senato del DDL repressione così com’è. Il tempo a disposizione per rilanciare e allargare la mobilitazione prima del rush finale al Senato, soprattutto in direzione della classe lavoratrice, non è molto.

Va utilizzato a dovere già nella preparazione della nuova assemblea della Rete Libere/i di lottare prevista per l’11 gennaio a Firenze. Senza farsi eccessive illusioni sulla possibilità di convergenza con la Rete A pieno regime, che del resto ha indetto esattamente negli stessi giorni i propri stati generali. I due percorsi sono chiaramente alternativi: come la Rete LdL intende parlare alla platea dei manifestanti del 14 perché radicalizzino la loro opposizione svincolandosi dai giochini elettorali di AVS-Pd-5 stelle ed entrando sul terreno della lotta contro la guerra, così gli organizzatori del 14 puntano a sussumere e svuotare dei suoi contenuti antagonisti l’iniziativa autonoma della Rete che ha dato avvio al tutto, su posizioni di classe e internazionaliste.

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La Rete LdL può essere soddisfatta per essere riuscita a rompere il silenzio intorno ad un vero e proprio salto di qualità e di quantità della repressione statale – dello stato si tratta, infatti, e non del solo governo Meloni! Ma non può accontentarsi di questo premio di consolazione. Deve proiettarsi con determinazione verso il rilancio della propria iniziativa autonoma: anzitutto in direzione della massa degli operai e dei lavoratori. Difendendo attivamente i settori di classe, gli attivisti e i militanti colpiti quotidianamente dalla repressione statale che non attende certo l’approvazione formale del DDL ex-1660 per applicarne lo spirito – una difesa attiva dei colpiti da cui sono sistematicamente assenti le organizzazioni e gli organismi promotori del 14. Li avete mai sentiti denunciare gli attacchi della polizia ai picchetti del SI Cobas? o i fogli di via che stanno fioccando ovunque a decine e decine per attivisti sindacali, solidali con la Palestina, militanti ecologisti? siamo noi distratti? Possiamo anche affermare, come formula di agitazione, che non hanno alcun peso le sigle, le etichette, le tessere che portiamo in tasca, “le pratiche che utilizziamo e portiamo in piazza”, ma dobbiamo sapere che non è vero.

Da più parti, a parole, si invoca l’unità. Noi siamo, e non certo da oggi, i più convinti sostenitori della necessità di lavorare ad un fronte di classe in difesa delle condizioni di vita e di lavoro dei proletari, di tutti i settori sociali colpiti, dei giovani senza prospettive, dei precari che sprofondano sempre più nell’incertezza e nella miseria, delle donne che continuano ad essere oggetti di discriminazioni, violenza, soprusi, dei proletari e delle proletarie immigrati bersaglio primo del razzismo di stato e delle più odiose misure di polizia, di chi lotta contro le “grandi opere” e il degrado ambientale. Ma un fronte di lotta contro il DDL, per essere realmente tale, deve incorporare a sé, in pieno, la battaglia aperta, chiara, intransigente contro la corsa alla guerra e l’economia di guerra, contro l’azione imperialista dell’Italia nel mondo, contro il genocidio sionista e l’azione devastatrice di Israele in Medio Oriente. Si parla di “inclusività”, ma la prima e fondamentale “inclusione” da fare è questa! Altrimenti il richiamo all’inclusività è soltanto la foglia di fico della elusionedella questione-chiave: tutti uniti, tutti insieme! Scusa, ma quello non è il Pd? e quegli altri non sono i Cinquestelle e i loro portaborse?

Qui e ora, quindi, si tratta di far avanzare nella lotta e nell’organizzazione le forze autenticamente anti-capitaliste che ancora hanno difficoltà ad imporre la loro agenda. Senza egemonismi, ma senza titubanze e ambiguità.

Qui l’intervento del compagno Pine per la Rete Libere/i di lottare contro il DDL 1660

da: https://pungolorosso.com/2024/12/19/la-manifestazione-del-14-dicembre-a-roma-e-lintervento-della-rete-libere-i-di-lottare/



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