Open Arms, la sentenza. Salvini assolto: “Il fatto non sussiste” VIDEO

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PALERMO – Le accuse non reggono al vaglio del tribunale di Palermo. Il fatto non sussiste.

Matteo Salvini è stato assolto dall’accusa di sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per la vicenda Open Arms. I pm avevano chiesto la condanna a 6 anni

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La sentenza

La sentenza è stata emessa dopo otto ore di camera di consiglio dal Tribunale di Palermo presieduto da Roberto Murgia, giudici a latere Elisabetta Villa e Andrea Innocenti.

Alla lettura del dispositivo era presente, oltre al procuratore aggiunto Marzia Sabella e ai sostituti Calogero Ferrara e Giorgia Righi, anche il procuratore Maurizio de Lucia.

Salvini ha abbracciato la sua compagna Francesca Verdini, in lacrime, mentre in aula c’è stato un applauso. L’esultanza ha coinvolto i leghisti di Sicilia arrivati al bunker: l’assessore regionale Mimmo Turano, il commissario della Lega in Sicilia Nino Germanà, Vincenzo Figuccia, Luca Sammartino, Salvo Geraci, Pippo Laccoto. Presenti anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara e il sottosegretario Claudio Durigon.

Open Arms, il processo

Nell’agosto 2019, quando Matteo Salvini era ministro dell’Interno nel primo governo di Giuseppe Conte, 147 migranti soccorsi dalla ong spagnola Open Arms rimasero in mare 19 giorni. Non gli fu concesso il porto sicuro di Lampedusa.

“Da ministro dell’Interno – hanno sostenuto i magistrati nella requisitoria – aveva l’obbligo di rilasciare senza indugio alla nave dell’Ong Open Arms il place of safety, il porto sicuro, per 147 migranti soccorsi nel Canale di Sicilia. Invece, lasciandoli a bordo agì intenzionalmente e consapevolmente in spregio delle regole”.

L’ultimo scontro fra accusa e difesa si era avuto stamani prima della camera di consiglio. Nelle repliche la Procura della Repubblica aveva sottolineato che l’avvocato di Salvini, Giulia Bongiorno, nell’arringa aveva proposto “una lettura non in linea con le risultanze probatorie”.

L’accusa: “Uomini liberi sequestrati”

Nelle parole del procuratore aggiunto Marzia Sabella il chiaro tentativo di mettere a fuoco il concetto chiave: “I migranti non dovevano scendere dalla Open Arms in quanto malati ma in quanto uomini liberi, tant’è che non si contesta al ministro il delitto di lesioni ma di sequestro di persona. La vicende che ci occupa non verte sulla salute ma sulla libertà che prescinde dalle condizioni di salute, di igiene e sicurezza”.

Salvini aveva il potere di dare il via libera allo sbarco ed invece non lo fece: “Il procrastinare della temporaneità senza ragione è, nonostante la seppure improbabile situazione di agio a bordo di quel natante, privazione della libertà altrui”.

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Da qui l’affondo e un paragone: “Se una nave da crociera può costituire un comodo e pur divertente porto temporaneo, i croceristi a bordo che si trovano a non poter sbarcare in assenza di una valida ragione sono indubbiamente vittima di sequestro di persona”.

La difesa: “Open Arms ha disubbidito”

Le controreplica dell’avvocato Bongiorno è stata altrettanto determinata: “Il pm ha omesso di replicare su fatti gravissimi e mi stupisce il silenzio delle parti civili. Io replico agli errori del rappresentante dell’accusa. Open Arms ha scelto volontariamente di non far scendere i migranti pur avendone più possibilità, ha trovato giustificazioni per non obbedire all’ordine della Spagna di raggiungere un porto iberico. Open Arms ha disubbidito a Malta, alla Spagna e all’Italia”.

“Condannare Salvini significa legittimare le consegne concordate dei migranti in mare e legittimare la linea della strumentalizzazione dei migranti per combattere i ministri non graditi ad una certa parte politica. Per questo insisto sull’assoluzione di Matteo Salvini”, ha concluso.

Le tappe della vicenda

Con il verdetto del Tribunale presieduto da Roberto Murgia si chiude il processo di primo grado durato tre anni. La vicenda iniziò l’1 agosto 2019 con il soccorso dei migranti in acque Sar libiche da parte della ong spagnola Open Arms. In 147 rimasero in mare 19 giorni.

Il 20 agosto, quando la tensione era ormai altissima, l’allora procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio salì a bordo, riferì di avere trovato una “situazione esplosiva” dal punto di vista igienico-sanitario e sequestrò l’imbarcazione.

Il fascicolo fu trasmesso per competenza a Palermo, sede del tribunale dei ministri. L’1 febbraio 2020 il collegio inviò gli atti al Senato che votò sì per l’autorizzazione a procedere. Il 15 settembre 2021 cominciò il processo.



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