La risorsa dei Corridoi umanitari

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La Chiesa in Italia, che da anni si impegna direttamente sul tema immigrazione attraverso Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, ha individuato da subito nei Corridoi umanitari uno strumento efficace di animazione di comunità e un modo intelligente di far collaborare tra loro entità territoriali diverse per ruolo e responsabilità, dalle Istituzioni governative alle Chiese sorelle (la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia con la Tavola valdese), fino a organizzazioni come la Comunità di Sant’Egidio

La Chiesa in Italia, che da anni si impegna direttamente sul tema immigrazione attraverso Caritas Italiana e Fondazione Migrantes, ha individuato da subito nei Corridoi umanitari uno strumento efficace di animazione di comunità e un modo intelligente di far collaborare tra loro entità territoriali diverse per ruolo e responsabilità, dalle Istituzioni governative alle Chiese sorelle (la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia con la Tavola valdese), fino a organizzazioni come la Comunità di Sant’Egidio.
Dall’inizio del programma dei Corridoi Umanitari a oggi sono state accolte dalla Chiesa in Italia 1.146 persone (di cui 400 minori) provenienti prevalentemente da Eritrea, Somalia, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan, Sudan, Siria, Iraq, Afghanistan, Yemen.
Si tratta di donne, uomini e bambini in situazioni di pericolo, spesso in fuga da molti anni, rifugiatisi nei campi profughi di Paesi limitrofi a quelli di appartenenza, in Etiopia, Giordania, Niger, Turchia e Pakistan. Sono persone nella stessa condizione di quelle che, nella disperazione, non vedendo altre alternative, si mettono nelle mani dei trafficanti e tentano la traversata del Mediterraneo o altre rotte altrettanto pericolose.
Per un decimo, sono donne con bambini; quasi un terzo ha subito tortura; altrettante sono vittime di persecuzione; uno su dieci è un malato grave o disabile. Poco meno della metà presenta, a causa di storie drammatiche, fragilità psicologiche. Sono queste le sorelle e i fratelli a cui hanno aperto le porte, in questi anni, 62 diocesi italiane.
Il 99 per cento delle persone accolte ottiene lo status di rifugiato. L’80 ha già concluso positivamente il suo percorso di integrazione, anche grazie alle centomila ore di lingua italiana impartite, all’impegno di 120 operatori Caritas e al supporto di 400 famiglie ‘tutor’.
“Ero straniero e mi avete accolto”: su questo si misura la verità del messaggio annunciato. Non si tratta solamente di dare una casa e un futuro ai rifugiati, ma di mettere alla prova la propria capacità di accoglienza. Ogni comunità che ha accolto e accoglie una persona o una famiglia è stata preparata dalla sua Diocesi e da Caritas Italiana. Si è favorita la conoscenza, si sono promosse, già prima dell’arrivo dei migranti, le relazioni fra le comunità accoglienti e gli accolti. Sono nate esperienze che hanno lasciato un segno nei singoli e aiutato le comunità a crescere e a essere lievito sui territori.
La Chiesa di Savona ha alle spalle un anno di accoglienza. A dicembre 2023, con il sostegno di Caritas italiana, e accolte dalla Caritas diocesana e dalle comunità parrocchiali Stella Maris di Albisola Capo e San Giovanni Battista di Finale Ligure, sono giunte a Savona cinque persone originarie dell’Afghanistan. A febbraio 2024 inoltre, un familiare li ha raggiunti con un secondo viaggio.
Gli ospiti sono stati accolti in due alloggi messi a disposizione dalla parrocchia e da privati. Le comunità parrocchiali si sono attivate prontamente nell’accoglienza e nell’accompagnamento delle persone per le piccole necessità di ogni giorno.Questo anno di lavoro insieme è stata l’occasione per sperimentare un’accoglienza fatta di piccole e grandi cose, dall’imparare la lingua italiana e il modo di comunicare, al fare la spesa, dal provare a fare riconoscere i titoli scolastici a trovare opportunità lavorative, dal sognare il proprio futuro ad accompagnare gli accolti nella fatica tra aspettativa e realtà di una nuova vita in Italia.
Sono stati coinvolti volontarie e volontari che hanno messo a disposizione il loro tempo e soprattutto la loro capacità di farsi fermento della comunità: a loro deve andare il nostro grazie per essersi fatti precursori e testimoni di un futuro di accoglienza e integrazione che vogliamo sperimentare fin da oggi.
Come sostenere il progetto Corridoi umanitari? L’accoglienza non termina qui: costruire un futuro di autonomia e di autodeterminazione per le persone accolte ha bisogno di tempi più distesi, soprattutto per fare sì che sia possibile porre basi davvero solide su cui progettare il loro futuro per gli anni a venire. Per questo, in accordo con il vescovo, si è pensato di proporre, come raccolta di Avvento, proprio il sostegno al progetto di accoglienza Corridoi umanitari.
È possibile sostenere il progetto mediante donazione su c/c Iban IT92 E030 6909 6061 0000 0163 000 intestato Diocesi Savona – Noli Caritas diocesana; causale: sostegno accoglienza Corridoi umanitari; contribuendo alla raccolta proposta nelle parrocchie il 15 dicembre 2024.

 

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