Medicine come armi, la finta badante intercettata dopo la scorta. Il gip: «Crudele e pericolosa, ignoto il movente»
La domanda è: perché? Che cosa ha spinto Paola Pettinà, ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario di una donna, del tentato omicidio di altre cinque persone, e indagata per altre tre morti sospette, a drogare con massicce dosi di ansiolitici gli anziani di cui avrebbe dovuto prendersi cura, tentando di ammazzare nello stesso modo anche l’ex compagno? Pm e gip non hanno trovato una risposta.
Fino a cento gocce al giorno di Xanax
La finta badante quarantaseienne di Sandrigo (Vicenza), che faceva ampio uso di benzodiazepine e che somministrava anche 100 gocce al giorno di Xanax, Tavor, Lorazempam e Trittico alle persone che le venivano affidate, agiva senza un motivo reale. Solo in un caso è accusata di rapina, per aver sottratto ad una donna 3.000 euro di monili per poi rivenderli a un compro oro. Dopo aver analizzato gli atti della procura, le intercettazioni ambientali e telefoniche, gli appostamenti e pedinamenti, il gip scrive: «Non è noto il movente, l’indagine non è stata in grado di individuarlo neppure attraverso l’attività tecnica captativa». Tuttavia questo, per il gip, ha un’importanza relativa: «È evidente – scrive – che tale aspetto è secondario rispetto all’oggettiva gravità delle condotte poste in essere».
«Un allarmante grado di spregiudicatezza»
Per il gip «Pettinà è radicalmente adusa alla menzogna (…) ha dimostrato un allarmante grado di spregiudicatezza nelle proprie condotte, per di più collegato ad una freddezza e lucidità estreme nella ricerca sistematica di persone anziane, debilitate, bisognose di assistenza». Nemmeno il tentato omicidio del compagno, un uomo di San Pietro in Gu che le voleva bene, trova spiegazione. Lo scrive il magistrato, che le nega i domiciliari motivando questa decisione con il pericolo che correrebbero le persone che abiterebbero con lei: «L’aver avvelenato il compagno rimarca come l’indagata agisca indipendentemente dal fatto che il soggetto cui somministrare farmaci sia un anziano: qualunque occasione le si possa presentare, e che ella reputi degna di essere colta, la conduce a reiterare le condotte che le vengono ascritte con determinazione e crudeltà».
I tentativi di depistaggio
La donna, difesa dall’avvocato Roberto Busa, non ha voluto fare dichiarazioni al gip ma, ai carabinieri che eseguivano l’ordinanza, a proposito dei decessi e delle intossicazioni agli anziani, ha detto: «So di aver esagerato con i farmaci ma non volevo far loro del male». Due gli elementi che emergono dalle carte: la «fame» costante di farmaci ansiolitici e gli strenui tentativi di depistare i famigliari preoccupati per i loro cari. Pettinà acquistava le medicine per sé, per un’amica e per il cugino. Giunta a ridosso dello scorso Ferragosto, al telefono con l’amica cui spacciava lo Xanax, intercettata dai carabinieri dice: «Ho svaligiato la farmacia tra ieri e oggi», compiacendosi di aver fatto scorte per la settimana in cui molte farmacie sono chiuse per le vacanze estive.
I farmaci «sottobanco»
Va detto che Pettinà faceva incetta di farmaci ansiolitici anche grazie ad un farmacista che non andava tanto per il sottile e che più di qualche volta ha allungato le scatole di Xanax per lei e per l’amica senza ricetta. La donna era in grado di girare molte farmacie ogni settimana, facendo anche molti chilometri pur di ottenere le scatole che le servivano. Ma anche i pazienti avevano le loro prescrizioni, e con l’intento di avvelenarli, Pettinà aggiungeva le gocce di sonnifero nell’acqua. Una volta una sua assistita, la signora Amalia Gastelli di Sandrigo (sopravvissuta), le aveva pure detto: «Quest’acqua non è buona», ma la badante l’aveva spinta a bere. Poi, alla figlia preoccupata per l’assopimento costante della madre, diceva che era l’anziana ad assumere le gocce da sola di nascosto da tutti, definendola «tossicodipendente». E quando gli anziani venivano portati in ospedale ai parenti diceva che erano gli infermieri ad esagerare con i sonniferi.
Ma non ci sono solo anziani tra le vittime: al compagno Giovanni Domenico Moletta ha dato degli ansiolitici in un bicchiere, facendoli passare per una bustina di integratore. Questo accadeva nel marzo di quest’anno, un anno dopo che la madre di lui, Alessandra Balestra, 75 anni, assistita dalla stessa Pettinà, era morta in circostanze sospette il 31 agosto del 2023. Ed è proprio quello della «suocera» uno degli omicidi per i quali la finta badante è indagata. Le altre morti sospette sono: Imelda Stevan, 81 anni, deceduta il 13 luglio 2023, Graziella Pulliero, 84 anni, morta il 19 febbraio del 2024 poco prima del marito Romano Rossi, morto il primo marzo del 2024. Il gip sui casi Balestra, Pulliero e Rossi è cauto: gli accertamenti medico legali hanno avuto esiti contrastanti. Le prove sul decesso di Imelda Stevan invece sembrano invece più solide.
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