Bonus mamme in busta paga confermato e ampliato per il 2025, ma con dei limiti e delle importanti novità. Cambiano le beneficiarie dello sgravio contributivo riferito alle mamme lavoratrici, ma con i limiti di reddito imposti, alcune delle beneficiarie che nel 2024 hanno fruito del bonus potrebbero trovarsi escluse dal diritto nel 2025. Vediamo chi sono le beneficiarie del bonus dal 1° gennaio e quali sono gli importi che spettano.
La Legge di Bilancio 2025 conferma il bonus mamme per chi ha due figli anche per il 2025 e prevede un ampliamento della misura alle lavoratrici autonome. Non solo, la manovra inserisce anche un limite di reddito per fruire del beneficio. Si è intervenuti, quindi, per prorogare fino al 2026 gli sgravi contributivi alle mamme con due figli. Incluse nella misura anche le lavoratrici con partita Iva a conferma che l’attenzione dell’esecutivo è concentrata a incentivare la natalità e a favorire la conciliazione dei tempi lavorativi con le esigenze familiari.
In vigore dal 1° gennaio 2024, la misura prevede il totale sgravio dei contributi a carico della lavoratrice madre di almeno due figli. Il bonus mamme lavoratrici porta ad aumenti in busta paga grazie allo sgravio dei contributi a carico del lavoratore dipendente (9,19%) per le lavoratrici madri, che si tradurrà in un incremento del reddito disponibile.
La Legge di Bilancio 2025 interviene prorogando il beneficio a tutte le mamme con due figli ed estende lo sgravio contributivo anche alle lavoratrici autonome. Vediamo la novità e i limiti previsti.
Bonus mamme in busta paga, cos’è
La misura prevede che le lavoratrici con due figli o più non devono più pagare i contributi a carico del lavoratore. Esaminiamo la misura che non è strutturale ma durerà solo per 3 anni.
In pratica, quindi, il bonus mamme 2025 in busta paga dura:
- fino al 31 dicembre 2026 per le lavoratrici con 2 figli (e comunque fino al compimento dei 10 anni di età del figlio più piccolo);
- a decorrere dal 1° gennaio 2027 per le lavoratrici con 3 o più figli fino al compimento dei 18 anni di età del figlio più piccolo.
Resta, però, in vigore il bonus mamme 2024 per le lavoratrici madri di almeni 3 figli, fino al compimento dei 18 anni del figlo più piccolo. In questo caso, essendo un bonus previsto dalla Legge di Bilanco 2024, non si applica il limite di reddito previsto dalla Legge di Bilancio 2025 (che devono rispettare, invece, le mamme di 2 figli e le lavoratrici autonome).
Alle mamme con due figli il bonus è riconosciuto fino alla fine del 2026 in presenza di almeno due figli di cui il minore non abbia compiuto i 10 anni. . La novità è che lo sgravio riguarderà anche le lavoratrici autonome a partire dal 1° gennaio 2025 visto che all’articolo 35 del testo della Legge di Bilancio 2025 si legge che:
Le lavoratrici di cui al primo periodo devono essere madri di due o più figli e l’esonero contributivo spetta fino al mese del compimento del decimo anno di età del figlio più piccolo; a decorrere dall’anno 2027, per le madri di tre o più figli, l’esonero contributivo spetta fino al mese del compimentodel diciottesimo anno di età del figlio più piccolo. Per gli anni 2025 e 2026 l’esonero di cui al presente comma non spetta alle la voratrici beneficiarie di quanto disposto dal l’articolo 1, comma 180, della legge 30 di cembre 2023, n. 213. L’esonero contributivo di cui al presente comma spetta a condi zione che la retribuzione o il reddito impo nibile ai fini previdenziali non sia superiore all’importo di 40.000 euro su base annua, salvo quanto disposto dal comma 220.
Dal bonus sono escluse le lavoratrici autonome che hanno optato per il regime forfettario. Dal 2025, inoltre, il bonus è riconosciuto alla lavoratrice a condizione che la retribuzione o il reddito imponibile ai fini previdenziali non sia superiore all’importo di 40.000 euro su base annua. Dal prossimo anno, quindi, il bonus è vincolato da un requisito reddituale che fino a quest’anno non era previsto. Attenzione, però, il vincolo si applica solo alle nuove beneficiarie del bonus (mamme con due figli e autonome e mamme con tre figli con contratto a tempo determinato) mentre non si applica a chi già dal 2024 percepiva lo sgravio contributivo come «mamma di almeno 3 figli con contratto a tempo indeterminato».
Nella Legge di Bilancio 2025, infatti, si legge che:
Per gli anni 2025 e 2026 l’esonero di cui al presente comma non spetta alle la voratrici beneficiarie di quanto disposto dall’articolo 1, comma 180, della legge 30 di cembre 2023, n. 213.
Contributi a carico del lavoratore
Quando si lavora con contratto subordinato, da dipendenti, una parte dei contributi, quella più corposa, la versa il datore di lavoro, ma una parte rimane a carico del dipendente. Due terzi dei contributi li versa il datore di lavoro e un terzo il lavoratore dipendente.
La misura di decontribuzione per le mamme con due o più figli prevede che la quota di contributi a carico del lavorator e non sia più tagliata dalla busta paga della lavoratrice ma sia a carico dello stato.
I limiti del bonus per mamme lavoratrici
I limiti sono stati imposti sull’importo della contribuzione, che non può superare i 3.000 euro per ogni lavoratrice: la somma è, poi, rimodulata su base mensile.
Un’altra novità riguarda, poi, le lavoratrici coinvolte nella decontribuzione: ne sono escluse le lavoratrici domestiche anche se con contratto a tempo indeterminato e le lavoratrici autonome che hanno scelto il regime forfettario. Questo, ovviamente, limita di molto le lavoratrici che rientrano nella misura.
Inoltre dal 2025 il bonus è riconosciuto solo alle lavoratrici che hanno un reddito imponibile ai fini previdenziali che non supera i 40.000 euro, fermo restando che il limite di 40.000 non riguarda le mamme con tre figli a cui il bonus mamme 2024 è riconosciuto fino al 31 dicembre 2026.
A quali lavoratrici spetta il bonus mamme?
L’esonero contributivo nel 2025 spetta a tutte le lavoratrici madri dipendenti e autonome, sia del settore pubblico che si quello privato, compreso il settore agricolo. Le lavoratrici escluse dal beneficio sono:
- le mamme con un rapporto di lavoro domestico;
- le lavoratrici autonome che hanno aderito al regime forfettario;
- le mamme con due figli e le lavoratrici autonome che hanno reddito superiore a 40.000 euro.
Il requisito dell’essere mamma di almeno due o tre figli, spiega la circolare Inps n.27 del 2024, si
cristallizza alla data della nascita del terzo figlio (o successivo), non producendosi alcuna decadenza dal diritto a beneficiare della riduzione contributiva in oggetto in caso di premorienza di uno o più figli o dell’eventuale fuoriuscita di uno dei figli dal nucleo familiare o, ancora, nelle ipotesi di non convivenza di uno dei figli o di affidamento esclusivo al padre.
Se la mamma è assunta con contratto a tempo determinato dal 2025 l’esonero spetta (mentre nel 2024 era riconosciuto solo per contratti di lavoro a tempo indeterminato).
Da sottolineare che se la mamma, al 1° gennaio 2025 non ha ancora avuto il secondo figlio, che nasce in un momento successivo a tale data, l’esonero trova applicazione a partire dal mese della nascita del secondo figlio.
A quanto ammonta il bonus mamma?
L’esonero, come previsto dalla Legge di Bilancio, ha un limite massimo di 3.000 euro l’anno. La soglia massima di esonero contributivo spettante alla lavoratrice ogni mese, quindi, è di 250 euro (3.000 diviso i 12 mesi dell’anno).
Se si instaurano rapporti di lavoro in corso del mese la soglia va riproporzionata considerando la misura di 8,06 euro al giorno (250 euro diviso 31 giorni) per ogni giorno di lavoro. Nel lavoro part time non è richiesta riparametrazione dell’esonero spettante.
Di quanto aumenta la busta paga lorda delle donne lavoratrici grazie alla decontribuzione?
Questo aiuto economico si traduce in un reale aumento dello stipendio delle lavoratrici in questione che, non avendo più i contributi a loro carico defalcati dallo stipendio, per un certo numero di anni riceveranno una busta paga più alta.
Di quanto aumenta la busta paga per le mamme lavoratrici?
Sul portale dell’Inps si legge che
Le aliquote delle contribuzioni ai fini pensionistici (IVS) sono in genere pari al 33%, con la seguente modulazione:
- 23,81% a carico del datore di lavoro;
- 9,19% a carico del lavoratore.
A questi contributi si devono aggiungere i contributi di finanziamento delle assicurazioni assistenziali (malattia, maternità, etc.) che si attestano in maniera diversa in base al settore produttivo. Sempre dal sito dell’Inps troviamo indicativamente i diversi importi:
- contributo disoccupazione (per i rapporti T.D.+1,40%): 1,61%;
- contributo per l’indennità economica di malattia (misura variabile in base al settore): 2,22% – 3,21%;
- contributo maternità (misura variabile in base al settore): 0,24% – 0,46%;
- contributo per l’Assegno per il Nucleo Familiare: 2,48% (0,68% ridotto);
- contributo per il fondo di garanzia TFR: 0,20%;
- contributo per la Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (brevi sospensioni attività produttiva): 1,70% – 4,70%;
- contributo per la Cassa Integrazione Guadagni Straordinaria (crisi e ristrutturazioni): 0,90%;
- contributo per i Fondi di solidarietà o il Fondo di Integrazione Salariale: 0,45% – 0,65%.
Per quel che riguarda la decontribuzione per le lavoratrici del 9,19% sui contributi a carico del lavoratore dipendente, c’è da considerare, però, che fino a quando ci sarà la decontribuzione generale riconosciuta al 6% e al 7% in base al reddito (che per ora è stato riconfermato per tutto il 2024), l’aumento reale di cui potranno godere in più le lavoratrici madri è del 3,19% o del 2,19% come riportato nella seguente tabella:
Importo stipendio | Aumento in busta paga mensile lordo |
---|---|
1.000 euro | 21,90 euro |
1.100 euro | 24,09 euro |
1.200 euro | 26,28 euro |
1.300 euro | 28,47 euro |
1.400 euro | 30,66 euro |
1.500 euro | 32,85 euro |
2.000 euro | 63,80 euro |
2.500 euro | 79,75 euro |
2.692 euro | 85,87 euro |
Di fatto la lavoratrice avrebbe un aumento del 9,19% sull’imponibile previdenziale lordo solo quando la decontribuzione riconosciuta alla totalità dei lavoratori verrà meno, perché è ovvio che si tratta di un beneficio che non potrà essere rifinanziato per sempre. Nello specifico gli aumenti che spetteranno quando non ci sarà più il beneficio del 6% e del 7% (che potranno essere visti forse nel 2025) sono riassunti nella seguente tabella.
Importo stipendio | Aumento in busta paga mensile lordo |
---|---|
€ 1.000 | € 91,9 |
€ 1.100 | € 101,09 |
€ 1.200 | € 110,28 |
€ 1.300 | € 119,47 |
€ 1.400 | € 128,66 |
€ 1.500 | € 137,85 |
€ 2.000 | € 182 |
€ 2.500 | € 229,75 |
€ 2.692 | € 247,39 |
Il bonus mamma non spetta per questi periodi
Il bonus mamma spetta solo per i periodi effettivi di retribuzione e, di conseguenza, non è riconosciuto alla lavoratrice in congedo obbligatorio di maternità (visto che in tale periodo percepisce un indennizzo da parte dell’Inps coperto da contribuzione figurativa). Solo nel caso che il datore di lavoro integri la retribuzione del 20% (visto che l’indennità di maternità copre l’80% della retribuzione) solo sul quel 20% è applicabile lo sgravio contributivo.
Allo stesso modo il bonus non è riconosciuto neanche per i periodi di congedo parentale o di congedo straordinario retribuito per lo stesso motivo: i periodi sono comperti da un indennizzo e non da reale retribuzione.
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