Diventare donatori di organi significa donare la vita. Dietro questo gesto straordinario si celano storie di amore, coraggio e speranza che meritano di essere raccontate. Una di queste è legata a Giancarlo Panero e sua figlia Anna, un esempio toccante di come il legame familiare possa essere il faro in un mare di difficoltà. Ma questa è anche una storia che ci invita a riflettere sull’importanza della donazione di organi, un atto di straordinaria umanità capace di trasformare vite.
Giancarlo Panero, padre presente e affettuoso, ha affrontato un percorso straordinario e coraggioso per salvare la vita della figlia minore Anna. La loro storia è un esempio toccante di quanto l’amore familiare e la generosità possano fare la differenza nella lotta contro malattie gravi. È anche un invito a riflettere sull’importanza della donazione di organi, sia da vivente che post mortem.
Tutto ha inizio con una diagnosi devastante per Anna. Fino ai suoi 34 anni, Anna aveva condotto una vita normale: viveva e lavorava a Torino, viaggiava molto e sognava una famiglia numerosa. Durante la sua prima gravidanza, al sesto mese, le analisi rivelano valori anomali legati ai reni. Nonostante una vita senza sintomi pregressi, i medici rilevano una situazione di rischio che la costringe a partorire prematuramente all’ottavo mese. Tuttavia, dopo il parto, le sue condizioni non migliorano. Un anno più tardi, una biopsia conferma una diagnosi di glomerulonefrite, una rara malattia autoimmune. Le terapie tentano di rallentare il decorso della malattia, ma nel 2017 una grave polmonite aggrava ulteriormente la situazione, facendola aumentare di 10 kg a causa dei liquidi trattenuti. Il 20 marzo 2017, Anna inizia la dialisi d’urgenza.
“Ricordo tutto di quel giorno – racconta Anna -, ogni particolare. Il primo ingresso nella camera della Dialisi presso l’ospedale Carle di Cuneo: un trauma che mi sembra un incubo, che non riesco ad accettare”. La dialisi tre mattine a settimana, legata a una macchina per vivere, una dieta restrittiva e la limitazione dei liquidi a mezzo litro al giorno. Anna descrive questa fase come un periodo di vita “part-time”, accompagnato da un senso di angoscia e impotenza. Ma c’è una speranza: la possibilità di un trapianto da donatore vivente. La sua famiglia si mobilita subito, e i test medici individuano nel padre Giancarlo il donatore compatibile.
Per Giancarlo, non c’è alcun dubbio. Senza esitazione, accetta di donare un rene alla figlia. Inizia così un iter lungo e complesso, che prevede numerosi esami clinici e incontri psicologici. Giancarlo deve affrontare anche la Commissione medica e ottenere il nulla osta del tribunale di Torino. Questo processo garantisce che la donazione sia un atto libero e pienamente consapevole. Finalmente, il 21 marzo 2018, all’ospedale Molinette di Torino, si svolge l’intervento. La chirurgia mini-invasiva, guidata dal Primario del reparto di nefrologia, dialisi e trapianto, Luigi Biancone, si conclude con successo.
La ripresa di Giancarlo è rapida: nel giro di una settimana viene dimesso e può tornare a casa. Anche Anna inizia una nuova vita: il rene trapiantato funziona perfettamente, i valori si stabilizzano e le sue giornate non sono più scandite dalla dialisi. Tuttavia, dopo nove mesi, una biopsia rivela che la glomerulonefrite sta attaccando anche il nuovo rene.
Nonostante le cure, nel 2020 Anna è costretta a tornare in dialisi. Questo momento è particolarmente difficile per lei, che si sente in colpa verso il padre, ormai settantenne, per la perdita del rene donato. Grazie al supporto psicologico e medico, trova la forza di affrontare questa nuova fase della vita.
Dopo una pesante polmonite, le sue difese immunitarie già ridotte la costringono a un ulteriore controllo sul rene trapiantato. “L’esito è un fulmine nella mia vita: la malattia di cui erano affetti i miei reni nativi ha già attaccato il rene di mio papà”, racconta Anna. Il 22 luglio 2020 si ritorna in dialisi, tre giorni a settimana, sempre gli stessi: lunedì, mercoledì e venerdì.
Dopo un anno, Anna viene inserita nella lista d’attesa per un nuovo trapianto, questa volta da donatore non vivente.
La notte tra il 13 e il 14 febbraio 2023, il telefono squilla nella notte: c’è un rene disponibile. Dopo una lunga giornata di preparativi e controlli, l’intervento si svolge all’ospedale Molinette. A causa delle restrizioni imposte dal Covid-19, Anna affronta l’operazione senza la presenza dei familiari. L’intervento riesce, e la degenza è più breve rispetto al primo trapianto.
Il Professor Biancone, sempre al suo fianco, propone ad Anna di partecipare a una cura sperimentale per le glomerulonefriti. Anna accetta, sperando non solo di migliorare la sua condizione, ma anche di contribuire alla ricerca per aiutare altri pazienti. Oggi, Anna vive con gratitudine questa seconda possibilità. “Vorrei che la mia testimonianza portasse più persone possibili a riflettere sul valore del DONO, su quanto AMORE contiene questo gesto e su quanto si può fare dicendo un semplice SÌ,” dice. Le sue parole, cariche di speranza, sono un invito a considerare la donazione di organi come un atto di straordinaria umanità.
Un ringraziamento speciale va al Professor Biancone e a tutto il personale medico delle Molinette e del Carle, per la professionalità e l’umanità dimostrate lungo tutto il percorso. Questa storia non è solo un tributo alla forza di una famiglia, ma anche un appello a sostenere associazioni come l’AIDO, realtà che sulla provincia di Cuneo è ben presente e determinata che ogni giorno lavora grazie per sensibilizzare le persone sull’importanza della donazione di organi ed ad un adesione consapevole. Fondamentale l’informazione e la formazione praticata dall’AIDO, i cui volontari si applicano con passione alla missione: salvare la vita umana.
www.aido.it / e-mail: cuneo.provincia@aido.it / tel.: 327/0450695
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