Tot Money, l’intervista al founder Bruno Reggiani

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Abbiamo parlato con il founder di Tot Money, sia per comprendere come l’azienda si stia evolvendo, ma anche per fare una riflessione sul rapporto tra il digital banking e l’identità digitale

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23/12/2024 di Gianmichele Laino

Il digital banking si sta sempre di più evolvendo. È importante, quindi, esplorare le soluzioni messe a disposizione per le aziende, per supportarle anche nello snellimento della burocrazia e nella gestione più agile e al passo con i tempi dei propri conti. Tot Money è una realtà italiana, una tech product company, che mette a disposizione dei propri utenti delle soluzioni all-in-one per il supporto imprenditoriale nell’amministrazione e nel banking. Grazie alla sua decisione di investire in maniera significativa sul nostro Paese, abbiamo avuto modo di esplorare delle tematiche con cui le aziende e gli operatori del digital banking devono confrontarsi quotidianamente. Ci ha aiutato, in questo, Bruno Reggiani, COO di Tot Money e founder di questa solida realtà.

LEGGI ANCHE > Il problema della burocrazia nell’economia digitale: le soluzioni di Tot

L’intervista al COO di Tot Money, Bruno Reggiani

Una delle caratteristiche di Tot Money è quella di garantire ai propri clienti un IBAN italiano. «L’IBAN straniero – spiega Bruno Reggiani – è un minus per l’azienda: molti sistemi nazionali non accettano per gli stipendi IBAN stranieri, formattati in maniera diversa da quelli italiani. Si tratta di una questione di legacy dei nostri sistemi nazionali, se vogliamo è anche anti-normativa (parleremo in un altro articolo del nostro monografico di oggi del concetto di IBAN discrimination, ndr): Revolut, ad esempio l’ha subita. Per questo, le banche straniere con una forte presenza in Italia hanno dovuto adattarsi. Questa cosa l’abbiamo vista all’inizio: se volevamo essere forti in Italia, dovevamo partire con un progetto italiano. Nel nostro caso, questo è stato possibile grazie alla partnership con Banca Sella. Questo ci ha premiato perché nativamente possiamo fornire qualcosa che l’utente italiano non può trovare nelle soluzioni offerte da banche straniere».

Tot Money è in fermento e sta creando sempre nuovi prodotti che cercano di garantire al cliente una vasta gamma di soluzioni adatte a velocizzare i processi burocratici e anche a migliorare la gestione amministrativa. «Noi cerchiamo di fare tutto quello che fa la banca tradizionale, ma in maniera digitale – ha detto il founder di Tot Money -. Noi non siamo una banca vera e propria, ma riusciamo a rendere più agevole alcuni servizi di una banca tradizionale. Uniamo il meglio dei due mondi: experience digitale e servizi della banca tradizionale. Questo ci avvantaggia. Il cliente si aspetta l’F24, i contanti, eccetera. Abbiamo aggiunto il prodotto multi-card: il nostro utente può ordinare, con un click, tutte le carte che vuole. Lo abbiamo fatto con Adyen, lo abbiamo fatto con Mastercard. Tutto questo avviene in maniera controllata e organizzata: si può dire addio ai rimborsi spesa, perché possono essere adibite delle carte specifiche a un singolo dipendente. Alla fine, si ha una contabilità più organizzata, più veloce e più automatica».

Digital banking e identità digitale

Uno dei principali fattori che il digital banking deve prendere in considerazione è quello dell’identità digitale. Come si riesce a garantire solidità e “fisicità” a un conto online? Come si riesce a garantire l’identificazione di un cliente, nel momento in cui tutte le azioni per l’apertura di un conto avvengono in maniera completamente digitale? Bruno Reggiani ci ha spiegato come la reputation digitale di un cliente abbia il suo peso nell’ambito del processo di verifica che sta dietro l’apertura di un conto con Tot Money: «Abbiamo sempre cercato di creare una commistione tra l’utenza e l’identità – ci dice -. Abbiamo processi di identificazione che blindano l’utenza del cliente con la persona fisica. È un po’ l’esperienza che abbiamo con lo Spid, l’account Google o Facebook. In azienda, solo la persona effettivamente delegata può operare. Lo facciamo con le tecnologie che tutti stanno imparando a conoscere: quando un cliente crea user e password fa un processo di identificazione con un documento e una propria immagine, colleghiamo l’utenza a un cellulare in maniera sicura. Indirettamente conta avere un account WhatsApp o social. Noi, in questo modo, identifichiamo correttamente il cliente. Quando la pratica va in valutazione conta anche la reputazione digitale, quindi. Ci sono molti casi di non apertura conto per casi di omonimia di protagonisti di casi di cronaca, che possono aprire delle red flag. Alcune volte, il processo di valutazione può essere condizionato dal non essere presente sui social network».

Su questo tema, è utile aprire una ulteriore parentesi in un altro articolo del nostro monografico di oggi. Fatto sta che le soluzioni come quelle messe in campo da Tot Money si dimostrano particolarmente efficaci per l’ecosistema delle start-up e delle aziende ad alto tasso di innovazione in Italia: È sicuramente un vantaggio per loro, perché da una parte abbiamo l’obiettivo di semplificare la vita burocratica delle aziende e, dall’altra, abbiamo strumenti che, effettivamente, risolvono questo problema. Riteniamo che il conto corrente, pur essendo una cosa fondamentale, non è mai stata un tool: ora invece cerchiamo di renderlo un acceleratore».





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