La perdita uditiva è un problema in aumento che colpisce milioni di persone in tutto il globo, con un impatto rilevante sulla società nei decenni a venire. Come scrive l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano (Milano) in un articolo dedicato, “l’ipoacusia è la riduzione o perdita del senso dell’udito. Può interessare un solo orecchio o entrambe, comportando una riduzione uditiva lieve, media o grave. La compromissione dell’udito può seriamente incidere sulla vita del soggetto colpito”.
Parlando con i numeri, il Report sull’udito elaborato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che, entro il 2050, oltre 700 milioni di persone – ovvero 1 persona su 10 – soffrirà di una perdita invalidante delle capacità uditive. Soprattutto, sono oltre un miliardo i giovani adulti che rischiano di perdere l’udito per sempre a causa di abitudini di ascolto non sicure.
C’è di più. Nei Paesi industrializzati, il deficit uditivo permanente si registra in circa 1-2 neonati su 1000 sottoposti a test di screening alla nascita. Senza giri di parole il direttore del Dipartimento per le malattie non trasmissibili dell’Organizzazione mondiale della sanità, Bente Mikkelsen, commenta: “La perdita dell’udito non affrontata costituisce una sfida globale per la salute pubblica e determina un costo stimato di oltre 1 trilione di dollari all’anno”.
L’ipoacusia in Italia
Nel nostro Paese, come ricorda il Ministero della Salute, sono circa 7 milioni le persone con problemi di udito, ovvero il 12,1 per cento della popolazione con ipoacusia. Si registra una rilevante disparità tra le classi di età e un notevole incremento legato all’invecchiamento. Il 25 per cento delle persone tra 61 e 80 anni e il 50 per cento tra gli over 80 ha una perdita dell’udito invalidante, con strascichi sulle capacità cognitive e sull’inclusione sociale.
L’aumento maggiore si riscontra, oltre che nella classe degli ultraottantenni, in quella di età intermedia (dai 46 ai 60 anni), la più esposta ai pericoli di tipo ambientale (+9,8 per cento contro il +7,7 per cento). Dunque, l’invecchiamento della popolazione rappresenta un elemento determinante, ma anche l’esposizione a fonti sonore nocive – come la musica ad alto volume negli auricolari (monitorate anche le cuffie antirumore) – o il rumore smisurato negli ambienti di lavoro, concorre in maniera significativa al problema.
Così, nell’ambito delle sfide principali in materia di cure per l’orecchio e l’udito, l’Oms identifica due obiettivi (su tutti) da perseguire: supportare la capacità del sistema sanitario di erogare cure integrate per tutta la vita delle persone e, in parallelo, abbattere le percezioni sbagliate e le mentalità stigmatizzanti che riguardano la perdita dell’udito e le malattie dell’orecchio (patologie ritenute, a torto, un aspetto inevitabile della vecchiaia).
Benefici degli apparecchi acustici
La lotta alla sordità passa (anche) per l’utilizzo costante dell’apparecchio acustico, uno strumento in grado di invertire gli effetti della perdita dell’udito che abbreviano la vita. È quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista scientifica The Lancet Healthy Longevity e condotto dalla ricercatrice del Keck Medicine of USC (California) Janet Choi insieme al suo team.
Il focus ha riguardato un campione di quasi 10.000 soggetti, tutti adulti over 20, che dal 1999 al 2012 si sono sottoposti a visite audiometriche. I dati di follow-up annuali erano poi stati acquisiti dal “National Health and Nutrition Examination Survey”, un programma di ricerca del National Center for Health Statistics che valuta lo stato di salute e nutrizionale di adulti e bambini negli Stati Uniti e ne monitora i cambiamenti nel tempo.
Lo studio ha dimostrato che, tra i 1.863 adulti con perdita dell’udito, 237 indossavano abitualmente gli apparecchi acustici, mentre 1.483 non li avevano mai adottati. È stata poi riscontrata una difformità di circa il 25 per cento nel rischio di mortalità tra gli utilizzatori abituali e coloro che non ne hanno mai fatto uso. “Oltre 400 milioni di persone con perdite uditive potrebbero trarre beneficio dagli apparecchi acustici. Ciò nonostante, meno del 20 per cento delle necessità viene soddisfatto”, commenta Mikkelsen.
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