Scintille sul «patto» di de Pascale con Roma. Il presidente della Regione: il governo si assumerà la responsabilità delle inefficienze
Il nome del nuovo commissario per la ricostruzione post alluvione ancora non c’è. E il tempo stringe, perché il mandato dell’attuale responsabile, il generale Francesco Paolo Figliuolo, terminerà a fine anno. La scelta del successore non è arrivata nel Consiglio dei ministri di lunedì. La questione dovrebbe essere affrontata nel prossimo Cdm ma, in ogni caso, bisognerà chiedere a Figliuolo (promosso vicepresidente dell’Agenzia informazioni e sicurezza esterna) di prolungare la sua permanenza in capo alla struttura commissariale per gestire un’ordinata successione.
Militari senza popolarità
Il governo pare stia riflettendo sull’opportunità di nominare un militare. Così le candidature dei generali Mauro D’Ubaldi (in pole) e, in alternativa, di Maurizio Riccò restano in stand-by. Il ragionamento del governo è abbastanza semplice: un conto è nominare Figliuolo (arrivato sull’onda della notorietà della campagna vaccinale), altro discorso è scegliere un militare che non gode della medesima popolarità. Di certo, dopo il derby Bonaccini-Figliuolo, anche ora la nomina sta diventando un rebus. Della questione si è lungamente dibattuto in campagna elettorale. L’allora candidato Michele de Pascale aveva chiesto che fosse indicato il nuovo presidente della Regione. Adesso la richiesta è di rivedere la struttura commissariale dando vita a una sorta di patto repubblicano per la ricostruzione tra governo e Regione.
De Pascale: «Senza un tavolo non daremo il consenso»
«Se non ci si siederà insieme a un tavolo istituzionale non daremo il consenso a un nuovo commissario e il governo si assumerà tutte le responsabilità delle future inefficienze», ha detto il governatore in un’intervista al Corriere. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel loro ultimo colloquio ha confermato che avrebbe consultato de Pascale e informato della scelta non solo per galateo istituzionale. Del resto, la norma prevede che la nomina arrivi dal presidente delle Repubblica su proposta del premier «sentiti i presidenti delle Regioni». Quindi, in questo caso, de Pascale, Giani (Toscana) e Acquaroli (Marche).
Lungo la via Emilia, però, la questione resta esplosiva dal punto di vista politico. Lunedì la giornata è partita con i gruppi consiliari del Pd di Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini che hanno chiesto di nominare de Pascale commissario. Eventualità cancellata dai meloniani. «È davvero irricevibile sentire il Pd romagnolo che consiglia al governo lungimiranza e senso di responsabilità sulla nomina del commissario all’alluvione», ha affermato la capogruppo FdI in Regione, Marta Evangelisti.
FdI attacca: «Il Pd faccia pace con sé stesso»
«Altrettanto avremmo voluto nei confronti delle scelte regionali sulla cura e la prevenzione del territorio che hanno comportato i disastri a cui oggi, appunto, il governo deve rimediare — ha attaccato Evangelisti — oltre 20 anni di politiche sbagliate, fatte di un ambientalismo radicale e al contempo di consumo di suolo sfrenato. Mai un’ammissione di responsabilità, mai una parola di scusa, neppure pratiche semplificate affinché i soldi destinati loro potessero trovare una ricaduta veloce sul territorio». Secondo la capogruppo di Fratelli d’Italia, dunque, «proprio anche a fronte di quel patto repubblicano invocato da de Pascale, oggi il Pd dovrebbe fare pace con se stesso, valutare senza pregiudizi le decisioni del governo, mettere a disposizione le amministrazioni e le strutture affinché si realizzino opere e rimborsi in tempi rapidi». Chi invece puntella la posizione di de Pascale è Paolo Calvano, capogruppo Pd in Regione. «Per la ricostruzione post-alluvione è indispensabile un cambio di passo — sostiene Calvano — il governo non sprechi questa occasione. Le proposte del presidente de Pascale vanno nella direzione giusta: una governance rinnovata che tenga insieme il centro e il territorio».
«Non basta cambiare commissario senza ripensare il sistema»
L’obiettivo, ha affermato il capogruppo dem, «è una struttura dedicata alla ricostruzione, attiva h24, guidata dal presidente di Regione e affiancata da una figura di coordinamento a Palazzo Chigi. Questo modello garantirebbe un legame diretto tra decisioni centrali e conoscenza locale». A questo, continua Calvano, si deve poi «aggiungere una revisione delle normative per accelerare i processi amministrativi e rendere gli interventi più rapidi ed efficaci. Non basta cambiare il commissario senza ripensare l’intero sistema. È necessario un tavolo istituzionale tra governo, Regione ed enti locali per costruire una governance finalmente all’altezza della sfida», ha concluso il capogruppo Pd in Regione.
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