La Vanoli non si scuote. JuVi: manca un passettino

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CREMONA – Altro giro, altra sconfitta. La Vanoli, anche a Trieste, non va al tappeto ma nemmeno, però, riesce a trovare il colpo per sorprendere gli avversari. Che, bisogna riconoscerlo, in questo momento hanno dimostrato di essere ‘ingiocabili’ per una formazione fortemente limitata da una serie di problematiche ancora irrisolte qual è la squadra biancoblù. Francamente nutro ammirazione (sia chiaro non sono ironico) nei confronti di coach Demis Cavina che dopo due sole vittorie in 12 gare disputate, il penultimo posto in graduatoria e quasi cinque mesi di lavoro con questo gruppo (salvo le partenze e gli arrivi dell’ultimo periodo), nonostante questo continua a professarsi ottimista e tira dritto nella propria certezza che la svolta sia vicina.

Lo ha detto anche nel post gara a Trieste: «Vogliamo salvarci e abbiamo ancora tante partite per farlo… Dobbiamo solo crederci e andare avanti con intensità e con l’aiuto del nostro pubblico perché non ci manca niente. Solo un piccolo passo che arriverà». È più che giusto e normale (sarebbe grave il contrario) che Cavina creda nel proprio lavoro, lo difenda a spada tratta, che resti ancorato alle proprie convinzioni. Il problema però è che sin qui non è riuscito a far giocare la sua squadra – la squadra del proprietario Aldo Vanoli, la squadra del pubblico vanolino – come l’attuale campionato di serie A pretenderebbe. La Vanoli è la terza miglior difesa del massimo torneo, ma anche il secondo peggior attacco; quest’ultima peculiarità è stata confermata anche a Trieste (26 su 60 la percentuale di tiro dal campo con 15-34 da due e 11-26 da tre), mentre in difesa è stata una totale debacle, visto che alla compagine giuliana sono stati concessi 91 punti segnati ma soprattutto il dominio assoluto a rimbalzo con 43 rimbalzi catturati (contro i 27 della Vanoli), dei quali ben 18 offensivi. D’accordo, Tariq Owens non avrebbe nemmeno dovuto giocare e nonostante la condizione fisica debilitata dall’influenza si è immolato fin che ha potuto per la causa, ma detto questo in certi momenti l’egemonia dei padroni di casa nell’area pitturata è stata persino imbarazzante.

Ma torniamo ai problemi irrisolti della squadra cremonese, primo su tutti – forse il più rilevante – quello relativo alla scarsa incisività offensiva di Payton Willis; quando ha esordito a Cremona contro Brescia, pochissimi giorni dopo il suo arrivo e pochi allenamenti con i nuovi compagni, Willis ha messo a segno 24 punti con 6 su 11 nel tiro da tre punti, la sua principale e riconosciuta forza offensiva. Ebbene, dopo quel prorompente e ben augurante esordio, Payton ha infilato la seguente serie nel tiro dalla lunga distanza: 2 su 8 contro Milano, 1 su 6 a Trapani, 1 su 8 con Varese, 1 su 7 a Treviso, 1 su 3 sabato sera a Trieste (totale: 6 su 32). È palese che qualcosa non vada nel gioco impostato da Cavina, gioco che non riesce a mettere Willis – l’uomo che le difese avversarie individuano quale nemico pubblico numero uno – nella condizione di poter esprimere il proprio talento e potenziale.

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Un’altra considerazione merita la gestione dei giocatori: a Trieste, dopo l’affanno iniziale, la Vanoli è riuscita a mettere il naso avanti sul 46-49 del 22’ grazie alle iniziative di Willis prima e Corey Davis poi; era un momento importante del match nel quale approfittare dell’unico sbandamento dei padroni di casa dopo il fallo tecnico a Ross, e invece coach Cavina ha richiamato in panchina proprio Davis, autore di due triple di fila, spezzandogli il ritmo preso. Sarà solo una sfortunata coincidenza, ma con Davis in panchina Trieste ha infilato quell’allungo che la Vanoli, nonostante vari tentativi, non è più stata in grado di recuperare. E poi c’è Dario Dreznjak rimasto in campo solo 23 minuti, quando era uno dei pochi a fare canestro con continuità. Va bene coinvolgere tutti, ma quando hai la necessità di fare risultato, non ci si dovrebbe privare dell’apporto dei giocatori migliori. Spero davvero di sbagliarmi, ma la china presa dalla stagione biancoblù rischia di diventare irreversibile; chiaro che sabato contro Sassari al PalaRadi (ore 20) non vi sono alternative e deve necessariamente partire la riscossa una volta per tutte.

JUVI: MANCA UN PASSETTINO. E IN ARRIVO UN’ALTRA NOBILE

La fine dell’anno solare non è stata certamente benevola con la JuVi Ferraroni che, tra vigilia di Natale e vigilia di Capodanno si è ritrovata in calendario due trasferte consecutive su campi tra i più difficili della serie A2. Si è partiti domenica dalla Vitrifrigo Arena di Pesaro, al cospetto di un’affamata Carpegna Prosciutto, in rincorsa verso le posizioni di alta classifica dopo l’inizio di stagione shock per una delle due retrocesse dalla serie A e l’adattamento alla categoria. La squadra di coach Luca Bechi è scesa sul parquet marchigiano sospinta dalla stessa energia e voglia di stupire che ne hanno contraddistinto le ultime prestazioni; e in effetti, la verve offensiva di Isiah Brown (autore di 24 punti) e dell’intero quintetto oroamaranto, ha consentito alla formazione cremonese inizialmente di andare in vantaggio (4-11) e nel prosieguo del match di rimanere costantemente a stretto contatto con la formazione di casa. È dopo il 56-54 del 24’ che Pesaro è riuscita a scavare quel piccolo solco nel divario, non più recuperato dalla JuVi Ferraroni, anche se va detto che il disavanzo finale (meno 11) non è affatto veritiero, dettato solo dalla voglia matta dei ragazzi del presidente Enrico Ferraroni di cercare il recupero anche con conclusioni sfortunate.
Così come sul risultato hanno decisamente inciso i due falli antisportivi poco chiari decretati dalla terna arbitrale a danno della compagine ospite. Pesaro è stata letteralmente trascinata (così come gli oltre quattromila spettatori presenti) dalla sua coppia di stranieri (30 punti per Khalil Amhad, 18 per V.J. King), ma anche il comparto degli italiani capitanato da Matteo Imbrò è riuscito a scalfire la difesa non sempre adeguatamente aggressiva del quintetto cremonese. Alla fine coach Bechi era comunque soddisfatto, la squadra continua nel suo percorso di crescita, anche se rimangono evidenti certi limiti tecnici e atletici, soprattutto nel confronto di formazioni costruite per raggiungere traguardi maggiormente ambiziosi. Nell’approssimarsi della conclusione dell’andata del campionato, vale la pena ricordare cosa prevede la formula della A2. La prima classificata al termine della fase di qualificazione sarà promossa direttamente in A. Le squadre dal 2° al 7° posto saranno ammesse ai playoff, la cui squadra vincente verrà promossa in serie A. Le squadre dall’8° al 13° posto verranno invece ammesse ai playin. Le squadre classificate al 14° e 15° posto saranno automaticamente salve e disputeranno la Serie A2 2025/26. Le squadre classificate dal 16° al 19° posto verranno ammesse ai playout e le due squadre perdenti verranno retrocesse nel campionato di serie B Nazionale. La squadra classificata al 20° e ultimo posto retrocederà direttamente in Serie B Nazionale per la stagione 2025/26. Allo stato attuale la JuVi Ferraroni condivide il 15° posto a quota 12 con la Libertas Livorno, anche se in realtà la sconfitta nello scontro diretto disputato in Toscana vede i cremonesi occupare la sedicesima posizione. Una situazione di classifica che la JuVi vuole ovviamente evitare, per non entrare nel novero delle formazioni che verranno inserite nella centrifuga dei playout. Le potenzialità per risalire posizioni in graduatoria ci sono e non sono neppure poche, certo si dovranno sfruttare al massimo da qui a fine stagione regolare gli incontri casalinghi e magari arrotondare il bottino con qualche blitz in campo esterno.

La conclusione del 2024 vedrà la JuVi Ferraroni affrontare ora la trasferta di domenica 29 dicembre ad Avellino (PalaDelMauro, ore 18), contro una delle compagine più in forma in questo momento dell’intera serie A2. Un match che vedrà il team juvino affrontare parte del proprio passato, a partire dal tecnico cremasco Alessandro Crotti che guida dalla panchina il team irpino, per arrivare al play Antonino Sabatino protagonista a Cremona nella scorsa stagione.





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