Reti tlc, è cambiato tutto: ecco il quadro e che ci attende nel 2025

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Per il comparto delle telecomunicazioni il 2024 è stato un anno di forti cambiamenti societari, nel quale si sono consolidati eventi e tendenze che hanno un’origine di fatto strutturale.

I traguardi 2024

Da un lato è nata la nuova FiberCop, operatore wholesale only, che sancisce il duopolio FiberCop-Open Fiber nelle reti in fibra ottica, mentre dall’altro l’operazione di fusione Fastweb-Vodafone è la concretizzazione del processo di concentrazione del settore più volta annunciato.

Sullo sfondo proseguono i grandi progetti pubblici di infrastrutturazione, che hanno nel giugno 2026 l’obiettivo temporale da raggiungere per dotare il Paese di infrastrutture di assoluta avanguardia.

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La nuova FiberCop

La cessione della rete fissa di TIM (valutata fino a 22 miliardi di euro) al fondo statunitense KKR, finalizzata il 1° luglio 2024, consente a TIM di ridurre il proprio debito a meno di 10 miliardi di euro, segnando una svolta nella struttura del principale operatore italiano, e apre una nuova fase di sviluppo del mercato.

La nuova FiberCop è pienamente operativa e l’attenzione si sposta ora sull’attuazione del nuovo piano industriale e la definizione del quadro regolamentare che ne consegue. In effetti, mentre l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha avviato un procedimento sulla valutazione del Master Service Agreement (MSA) che regola i rapporti tra TIM e FiberCop, l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCom) deve valutare l’impatto sul funzionamento del mercato nel quadro delle Analisi dei Mercati Rilevanti, con un’ulteriore probabile accelerazione del processo di liberalizzazione del settore. A ottobre, la delibera n.114/24/CONS l’AGCom ha già sospeso in via cautelare l’obbligo di replicabilità dell’offerte al dettaglio di TIM, dopo che ad aprile sono stati alleggeriti alcuni obblighi in capo a TIM-FiberCop, come la rimozione della regolamentazione ex ante sul mercato dei servizi bitstream.

L’ultimo atto del processo di ristrutturazione del gruppo TIM riguarda Sparkle (attiva nei servizi di comunicazione internazionale e con una propria rete di cavi sottomarini) e a fine anno è stata presentata l’offerta vincolante per l’acquisto da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e del fondo Asterion.

Il dinamismo del mercato wholesale

A fronte di un mercato delle telecomunicazioni al dettaglio che continua a presentare delle difficoltà di crescita, con volumi in continuo aumento, ma ricavi in calo, negli ultimi anni si è assistito ad un’inaspettata dinamica competitiva sul mercato all’ingrosso, guidata dallo sviluppo delle nuove infrastrutture di rete e dall’esternalizzazione della gestione delle infrastrutture.

Al di là di FiberCop, prosegue la crescita di Open Fiber, che nel 2023 ha visto i ricavi in aumento del 24% (fino a 582 milioni di euro) per arrivare ad una copertura di 14,6 milioni di unità immobiliari e 2,7 milioni di clienti attivi (con una quota stimata di poco inferiore al 60%).

Open Fiber ha firmato un accordo con TIM e FiberCop per utilizzare le infrastrutture nelle aree bianche, consentendo l’attivazione di almeno 500.000 clienti con tecnologia FTTH (Fiber To The Home). Questo accordo è cruciale per accelerare i lavori di cablatura e migliorare l’efficienza operativa

Allo stesso tempo, l’approccio “One Stop Shop” di Fastweb Wholesale ha consentito di generare nel 2023, ricavi per 330 milioni di euro, in crescita del 5%. Inoltre, a dicembre 2024 OpNet è diventata la “wholesale company” di WindTre, con un’offerta che comprende soluzioni wholesale per servizi mobili e fissi, sia wired che wireless, MVNO, connettività IoT e connessioni dedicate in fibra e microwave. Non va infine dimenticato il mercato delle TowerCo per la gestione delle torri per telecomunicazioni, con i due operatori principali, INWIT e Cellnex Italia, che hanno superato nel 2023, rispettivamente, 960  e 796 milioni di euro.

Verso un consolidamento del mercato retail?

Secondo l’AGCom, i dati di consuntivo del mercato retail del 2023 hanno presentato un ritorno ad una leggera crescita (+0,8%), ma con una dicotomia tra la dinamica del mercato di rete fissa (+3,9%) e quello di rete mobile (-2,7%). Anche nel 2024, il mercato fisso ha beneficiato in particolare della dinamica dei servizi ICT per le imprese, mentre la componente consumer continua a scontare un forte clima competitivo.

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L’evento dell’anno è comunque l’acquisizione di Vodafone Italia da parte di Swisscom e la conseguente integrazione tra le attività di Fastweb e Vodafone, che ha ottenuto a fine anno la definitiva approvazione da parte dell’AGCM e che porterà al completamento dell’operazione entro il primo trimestre del 2025. Si viene così a creare un operatore verticalmente integrato in grado di offrire una gamma completa di soluzioni convergenti su tutti i segmenti di mercato.

Come rilevato nel procedimento AGCM, l’operazione comporta “una significativa modificazione della struttura del mercato dei servizi di comunicazione fissa per la clientela business (e in particolare PA)”, che tenderà ad assumere un assetto tipicamente duopolistico. Per indirizzare le criticità concorrenziali l’AGCM ha imposto una serie di rimedi che saranno oggetto di un attento monitoraggio per tre anni (fino a fine 2027): (i) fornitura di servizi all’ingrosso in fibra ottica a condizioni definite; (ii) messa a disposizione di informazioni nelle procedure di gara della Pubblica Amministrazione; (iii) mantenimento dei contratti di fornitura dei servizi all’ingrosso per la fornitura dei servizi al dettaglio alla clientela residenziale.

Infine, un’ulteriore operazione, di cui non si è molto parlato, ma che ha contraddistinto il 2024 ed è in corso di finalizzazione è la definitiva cessione delle attività residue di BT in Italia.

L’avanzamento dei piani infrastrutturali pubblici

Come si legge sul sito “connetti.italia.it” Reti ultraveloci “è un ambizioso piano inserito all’interno del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che ha l’obiettivo di superare il divario digitale e il gap infrastrutturale della banda ultra larga presente nel Paese. Dalla rete fissa a quelle mobili passando per scuole e sanità, scanditi da target e milestone ben definiti. Il 27% delle risorse totali del PNRR, infatti, sono dedicate alla transizione digitale, di cui 6,7 miliardi per le “Reti ultraveloci” (Missione 1 – Componente 2 – Investimento 3), in linea di continuità con la Strategia per la Banda Ultra Larga”.

Sul sito è possibile vedere la situazione aggiornata per singolo comune, a fine novembre 2024.

La portata degli interventi è ormai nota, ma vale la pena di ricordare come i comuni coinvolti siano 4.098 per il Piano 1 Giga, 278 per la densificazione 5G, 1.058 per il backhauling 5G, 1.704 per il Piano Scuola Connessa e 2.640 per il Piano Sanità Connessa, oltre alle 21 Isole Minori.

Fig. 1 – L’avanzamento del Piano Reti Ultraveloci

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Fonte: connetti.italia.it, novembre 2024

Dopo la sostanziale ridefinizione del perimetro di intervento, il Piano 1 Giga vedeva a fine novembre 2024 1,2 milioni di civici connessi (35% del totale, rispetto al 60% preventivato per fine 2024) e 1,2 milioni di civici in lavorazione. In linea generale, sono di norma le regioni più piccole a presentare i valori di copertura più elevati, con in cima alla classifica il Trentino (74%) seguito dalla Calabria, Basilicata, Molise e Marche, che superano il 50%. Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio e Toscana sono ampiamente sotto al 30%.

Ricordiamo che Open Fiber si è impegnata a cablare con fibra ottica 2,2 milioni di numeri civici nelle aree grigie entro giugno 2026 per ottenere 1,8 miliardi di euro dal PNRR, integrando 770 milioni di fondi propri. Tuttavia, oltre 200.000 numeri civici sono situati in aree difficilmente raggiungibili, con costi elevati e tempi che supererebbero la scadenza del 2026.

Per affrontare il problema, Open Fiber d’accordo col Governo ha già sostituito 46.000 civici con altri vicini e sta valutando di sostituire altri 110-120.000 con quelli collocati sotto i 50 metri a quelli già assegnati e che la Ue ha già detto che non sono finanziabili dal Pnrr. Ma su questo attende un ok dall’UE. In caso di rifiuto da parte dell’UE, potrebbe negoziare con l’UE una riduzione di circa 100.000 civici attraverso il governo e il commissario del PNRR, Raffaele Fitto.

Un’ulteriore riduzione fino a 150.000 civici potrebbe derivare da un riallineamento deciso da Infratel o dal governo, riequilibrando gli obiettivi tra quelli europei e italiani (che erano più alti del minimo richiesto dall’Ue), coinvolgendo sia Open Fiber che Fibercop.

Per sostenere il piano di sviluppo, Open Fiber ha appena sottoscritto un aumento di capitale di 2 miliardi di euro, metà da banche e metà dai principali azionisti, Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) e Macquarie.

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Per quanto riguarda, la densificazione dei siti 5G, rispetto all’obiettivo di 1.385 aree da coprire, i siti attivati sono 148 e quelli in lavorazione sono 297. I lavori sono più avanzati in Sardegna (sopra il 60%), Friuli-Venezia-Giulia, Lombardia e Emilia-Romagna. Delle 9.462 stazioni radio base da collegare in fibra (backhauling) ne sono state collegate 5.603 (59%) e 1.699 sono in lavorazione. La situazione territoriale è abbastanza omogenee con situazioni relativamente più critiche per Valle d’Aosta, Bolzano e Molise.

Le scuole connesse sono ormai 5.572 su 9.915 (56%), con valori inferiori alla media in particolare per Friuli-Venezia Giulia, Valle d’Aosta, Umbria, Abruzzo e Basilicata. Le strutture sanitarie connesse sono 4.154 (34% del totale), oltre alle 5.010 in lavorazione. Solo Toscana, Umbria e Trentino non hanno ancora nessuna struttura sanitaria connessa.

Non bisogna però dimenticare il capostipite dei piani infrastrutturali pubblici per la banda ultralarga, il Piano Aree Bianche, partito nel 2017 e tuttora in corso. Al 30 novembre 2024 il piano realizzato da Open Fiber ha sviluppato 83.806 km di rete (93% di quanto previsto) e i comuni con i lavori completati sono arrivati a 5.283 sui 6.501 pianificati (87%). Le unità immobiliari in vendibilità FTTH sono 5,2 milioni (su un obiettivo di 6,4 milioni, pari all’82%).

Il Governo a fine anno ha stanziato 660 milioni di euro per Open Fiber, per coprire extra costi di copertura aree bianche, non preventivati in fase di bando.

La corsa all’oro dei Data Center

Secondo l’Osservatorio del PoliMi, nel 2023 le nuove aperture di Data Center hanno portato la potenza energetica nominale in Italia a un totale di 430 MW (+23% rispetto all’anno precedente), a conferma del dinamismo di un segmento di mercato che valore ormai oltre 650 milioni di euro.

Il polo di Milano (183 MW) è il principale punto di aggregazione, ma si stanno moltiplicando i nuovi progetti anche in altre aree, a cominciare da Roma. Secondo l’IDA il numero di infrastrutture è triplicato negli ultimi cinque anni e nei prossimi cinque anni la crescita medio annua sarà del 29% per arrivare a oltre 1 GW già nel 2028.

Che cosa ci aspetta: 2025 e oltre

Guardando al 2025 si può cercare di definire un’agenda di massima per l’anno che verrà, riassumibile nei seguenti temi:

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  • Quadro regolamentare. Il closing dell’operazione FiberCop ha portato all’apertura di due dossier regolamentari per delineare il nuovo quadro di riferimento del settore, a valere per i prossimi anni e che si chiuderanno nel corso del 2025. Il primo riguarda il Master Service Agreement tra FiberCop e TIM (AGCM) e il secondo l’aggiornamento dell’Analisi dei Mercati Rilevanti (AGCom);
  • Gara Pubblica Amministrazione SPC3. Il 2025 sarà finalmente l’anno della nuova gara da 3 miliardi di euro per l’acquisizione di servizi di connettività, servizi di telefonia fissa, servizi di sicurezza e servizi professionali nell’ambito del Sistema Pubblico di Connettività (SPC);
  • Consolidamento. Anche se meno appariscenti rispetto all’operazione Fastweb-Vodafone, proseguiranno le operazioni di consolidamento nel mercato retail, con qualche ulteriore possibile colpo di scena? Sullo sfondo non bisogna poi dimenticare come il valore della cessione della rete fissa di TIM possa aumentare (earn-out) nell’ipotesi di un’eventuale aggregazione con Open Fiber (entro 30 mesi dal closing);
  • Ritorno alla crescita. A partire dal 2023 si è assistito ad un ritorno alla crescita del comparto dei servizi di rete fissa, ma tutto il settore auspica un’inversione di tendenza anche per la componente mobile. Il principale motore della crescita rimarrà comunque la componente ICT, a partire dai servizi cloud e della sicurezza;
  • Piani infrastrutturali pubblici. Se l’orizzonte di completamento dei piani rimane metà 2026 è però chiaro che l’anno che verrà sarà decisivo per capire se l’obiettivo potrà essere concretamente raggiunto. L’esperienza passata non consente facili ottimismi, ma la speranza rimane;
  • Lo sbarco di Musk. L’ultimo tema è in realtà soprattutto una curiosità. Negli ultimi mesi è più volte stata riportata dai media la possibilità di un contributo alla copertura dei servizi a banda ultralarga proveniente dai satelliti Starlink. Benvenga ogni soluzione innovativa, nel rispetto non solo della neutralità tecnologica, ma anche della parità di opportunità e delle regole del gioco.

Benvenuto 2025!



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