La forte pressione inflazionistica non fa retrocedere di un passo l’incidenza della povertà assoluta. La conclusione cui è arrivato l’Istat, l’istituto nazionale di statistica, è ancor più evidente nelle regioni che maggiormente hanno carenza di occupazione. Tra queste c’è la Sardegna, che si colloca al settimo posto tra le regioni italiane con la più alta incidenza di povertà relativa: 15,9% (l’incidenza di povertà relativa individuale è del 19,4% contro il 14,5% a livello nazionale). I dati Istat ci dicono che, nel 2023, si trovavano in condizioni di povertà relativa circa 118mila famiglie sarde (erano 109mila l’anno precedente). Questi dati sono stati ripresi e analizzati nel 19° Report su povertà ed esclusione sociale in Sardegna della delegazione regionale Caritas, prodotto per la Giornata mondiale dei poveri celebrata a novembre.
Nell’ipotesi di una famiglia composta da padre, madre e figlio con un’età compresa tra gli 11 e i 17 anni, residente in un comune con meno di 50mila abitanti, la soglia di povertà assoluta in Sardegna nel 2023 era pari a 1.475,85 euro mensili (arrivavano a 1.504,77 euro se residenti in un comune con più di 50mila abitanti e di 1.586,76 euro per gli abitanti delle aree metropolitane di Cagliari e Sassari). Gli effetti economici della crisi provocata dal periodo pandemico sembrerebbero quasi del tutto superati anche in Sardegna. I redditi e i consumi nell’Isola, infatti, hanno continuato a crescere anche nel 2023, seppure a un ritmo più contenuto rispetto a un anno prima e soprattutto al 2021. L’aumento generalizzato dei prezzi ha tuttavia eroso il potere d’acquisto delle famiglie sarde, riducendo sensibilmente il reddito familiare in termini reali, in particolare sui consumi di beni alimentari e sulle spese per le utenze e l’abitazione.
Nel 2023, in verità, la Sardegna ha continuato a registrare segnali positivi in tema di occupazione, con una crescita più intensa rispetto al 2022, soprattutto per quanto riguarda la componente femminile. Meno decisa, invece, è stata la crescita delle retribuzioni contrattuali rispetto alla media nazionale. Altro problema riguarda lo scenario demografico, che continua ad essere particolarmente negativo: l’andamento, a lungo andare, provocherà inevitabilmente delle ripercussioni non solo sulla spesa sanitaria e assistenziale ma anche sul mercato del lavoro, in particolare sul versante dell’offerta. L’Istat stima che al 31 dicembre 2023 la popolazione residente in Sardegna sia risultata inferiore di 8.314 unità rispetto all’inizio dello stesso anno, nonostante il contributo positivo offerto dal saldo migratorio (+3.018 unità). Si tratta di una tendenza non nuova, con un saldo naturale (il rapporto tra nascite e morti) in picchiata da molti anni (-11.332 nel 2023) e che non solo ha portato a una riduzione della popolazione residente ma anche a un invecchiamento della stessa.
In questo quadro recessivo entra in ballo il Terzo settore, che cerca di tamponare come può. Nel corso del 2023 i Centri di ascolto Caritas della Sardegna, distribuiti nei 35 comuni più rilevanti coinvolti nell’indagine, hanno ascoltato (una o più volte) 10.919 persone portatrici di uno o più disagi a livello personale e familiare. Tale dato appare in crescita del 14,3% rispetto al 2022 (allora furono 9.553) e persino più alto rispetto all’anno dell’esordio della pandemia (nel 2020, infatti, furono 10.125). Quanti sono transitati per la prima volta nei Centri di ascolto costituiscono il 32,3% del totale. A differenza del dato nazionale, ai Centri di ascolto si sono rivolti in maggioranza cittadini italiani (67,8% in Sardegna e 41,4% a livello nazionale).
La componente maschile è risultata leggermente preponderante, a conferma di un’accresciuta esposizione alla fragilità degli uomini (52,3%). Circa una persona su quattro, tra quelle ascoltate, è un cinquantenne. Considerando le classi potenzialmente attive dal punto di vista professionale, l’84,5% è costituito da persone che appartengono alle fasce in età da lavoro (15-64 anni).
Chi chiede aiuto alla Caritas, vive soprattutto con propri familiari o parenti (57,2%), confermando una situazione di vulnerabilità vissuta in ambito prevalentemente familiare. Di tale disagio sono vittime per lo più le donne, le quali assorbono più di tre quinti dei casi di persone ascoltate che vivono in nuclei familiari (63%). Non sono poche le persone che hanno dichiarato di trovarsi senza un domicilio stabile o in una situazione di precarietà abitativa (5,8%).
La povertà educativa è tra gli elementi di base della vulnerabilità sociale. Una quota pari al 77,8%, corrispondente a poco meno di quattro quinti delle persone ascoltate nel 2023, possiede un livello di istruzione basso o medio-basso. Nel dettaglio, la metà delle persone che hanno chiesto aiuto alla Caritas (49,7%) ha dichiarato di possedere la sola licenza media inferiore (il 44,3% a livello nazionale).
La maggior parte delle persone ascoltate nel 2023 (49%) ha dichiarato di essere disoccupata, alla ricerca della prima esperienza lavorativa (inoccupati) o in cerca di una nuova occupazione a seguito di licenziamento o di conclusione contrattuale di un rapporto di collaborazione o di lavoro subordinato a tempo determinato (disoccupati in senso stretto). Fra i disoccupati vi sono soprattutto uomini (53,7%), di nazionalità italiana (65,5%) e con un’età media di 44,7 anni. Prendendo in esame nel dettaglio la componente degli occupati (15,3%) e quella dei pensionati (12,4%), si giunge a oltre un quarto del totale (27,7%): una quota che sta a indicare come, anche in presenza di una qualche fonte di reddito, si fatica a far fronte alle normali esigenze della vita quotidiana.
Le domande di aiuto, negli ultimi anni, hanno riguardato sempre più il pagamento di importi esorbitanti per spese energetiche e per l’uso dell’acqua, spesso con more o con costi associati al ripristino a seguito di distacco. Nel 2023 sono state registrate complessivamente 58.818 richieste di aiuto (nell’anno precedente erano state 47.297, ma nel 2019 furono 38.736: un incremento spaventoso). Anche nel 2023 i dati evidenziano una preponderanza di richieste di beni materiali (83,9%), in particolare i pasti serviti tramite le mense, i viveri confezionati (oltre ai buoni pasto) e i prodotti alimentari conferiti tramite gli “Empori della solidarietà” e a domicilio; ma anche i prodotti per i neonati, del materiale sanitario, i biglietti per il trasporto pubblico, i prodotti per l’igiene personale e domestica, attrezzatura, mobilio e strumenti per l’abitazione.
Nel 2023 sono stati 82.499 gli interventi di Caritas Sardegna: si va dall’ascolto semplice o con discernimento e progetto, alla fornitura di beni materiali (89,2%). Seguono gli interventi in favore delle problematiche abitative, in particolare quelle volte a sostenere le spese per la casa, fra cui bollette e tasse e affitto. Gli interventi relativi alla voce “sanità” fanno riferimento innanzi tutto all’acquisto di farmaci, cui fanno seguito i sussidi per le spese mediche, le visite mediche, le analisi e gli esami clinici, gli aiuti per le ospedalizzazioni (anche nella penisola), gli interventi chirurgici e i trattamenti fisioterapici, nonché l’acquisto di presidi sanitari.
L’indagine ha esplorato anche il tema delle reti territoriali di sostegno, vale a dire le strutture di supporto formali e informali per le famiglie con figli piccoli, a disposizione nelle comunità locali. Tra i beneficiari Caritas, la prima rete di supporto indicata coincide con le associazioni di volontariato, dalle quali ammette di essere supportato il 30% del totale, con una quota più elevata per gli stranieri (32,3%, mentre è del 26,3% per gli italiani). Il sostegno fornito dalle associazioni di volontariato riguarda per lo più gli aiuti alimentari, i prodotti per l’infanzia, le spese legate all’abitazione e i contributi economici per far fronte alle necessità della vita quotidiana.
Non solo Caritas, naturalmente. Tante realtà si prodigano, da anni, per arginare il crescente disagio sociale in Sardegna. È il caso per esempio della Fondazione “Domus de Luna”, che ha la sede a Cagliari-Pirri ma di fatto sostiene tante famiglie in tutta l’area metropolitana, e non solo. In vista delle festività natalizie, com’è ormai tradizione da anni, Domus de Luna promuove la campagna nazionale “Un Piccolo Abbraccio”, che permette la distribuzione di alimenti e beni primari per bambini che vivono in una condizione di estrema povertà. Tutte le donazioni sono destinate all’acquisto di latte, pannolini, omogeneizzati e prodotti per l’infanzia. Sono più di 8.500 i beneficiari del servizio di distribuzione di beni di prima necessità della realtà fondata da Ugo Bressanello, e duemila i bambini e ragazzi che sono registrati per ricevere aiuto: ben 350 non raggiungono i tre anni d’età.
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