Lo Scarpone – Di roccia e di cuore, il libro dedicato al CNSAS Veneto

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Un’immagine storica del CNSAS Veneto in azione © Facebook Michela Canova

Un ponderoso volume, di quasi quattrocento pagine, confezionato con cura, molte belle foto in bianco e nero e copertina rigida per i tipi della casa veneta Antiga Edizioni, che contiene ventinove capitoli e i racconti di centotrentotto soccorritori impegnati nel corso degli anni in missioni di soccorso in montagna e su terreni impervi. È il libro Di roccia e di cuore. 1954-2024. Settant’anni di solidarietà stampato a fine 2024, nato dal lavoro di Michela Canova, da vent’anni responsabile della comunicazione per il Soccorso Alpino e Speleologico del Veneto, in concomitanza con il settantesimo del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. E il cuore ce lo ha messo davvero, la Canova, nel redigere questa preziosa e articolata raccolta di memorie, muovendosi nel corso del 2024, come riporta lei stessa nell’introduzione, “con la [sua] Panda sgangherata da una vallata all’altra del Veneto” per raccogliere con interviste da vicino, vis à vis, le testimonianze di coloro che nei decenni hanno dedicato volontariamente buona parte della loro vita alle missioni di soccorso. Un’impresa non facile, considerata la radicata “ritrosia, nell’accettare, per una volta, di essere un nome e un volto nella narrazione di quanto accaduto in 70 anni di storia”, come precisa lei stessa: i soccorritori – il Veneto ne conta all’incirca 750 – infatti rifuggono da ogni forma di protagonismo, per carattere e costituzione, puntando sempre ad un low profile anche quando il palcoscenico se lo meritano davvero, basti vedere i recentissimi recuperi della speleologa ferita nell’abisso di Bueno Fonteno e dei due alpinisti dispersi sul Gran Sasso. Ma un’impresa riuscita, complici alcuni presupposti essenziali che l’autrice può vantare, come la lunga esperienza sul campo, la fiducia conquistata e la passione.

Michela Canova

L’idea

Il libro è nato “dalla condivisione quasi quotidiana del loro operato – scrive la Canova nell’introduzione –, dalla conoscenza diretta di ognuno, dall’ascolto giornaliero delle loro voci nel resoconto degli eventi” che in vent’anni di lavoro, aggiungiamo noi, crea una consuetudine profonda e un legame forte con le loro anime rispettose e discrete. Un lavoro difficile, quello della responsabile della comunicazione del Cnsas, dove la discrezione e la difesa dello spirito che sta alla base del soccorso volontario spesso cozza con le richieste avide e non sempre rispettose dei colleghi giornalisti in cerca di notizie. Un tema importante, quello dei soccorsi in montagna, che registra un aumento esponenziale di interventi negli ultimi decenni, con picchi altissimi dopo il Covid: e nel Veneto, con le Dolomiti come scenario, le missioni avvengono quasi ogni giorno e spesso sono plurime. Nel 2005, quando la Canova iniziò la sua collaborazione c’erano stati 510 interventi, nel 2024 1096, con 1218 persone soccorse: più del doppio in vent’anni. Ma di quegli interventi spesso non c’è modo di conoscere il vissuto, le emozioni, il dettaglio, proprio per le esigenze di cronaca e la mancanza di tempo, ed è proprio quel vissuto che l’autrice cerca di far emergere con le sue interviste. La Canova propone in ogni capitolo, ciascuno dedicato ad una delle ventinove stazioni alpine (ventisei) e spelologiche (tre) – Agordo, Alleghe, Alpago, Arsiero, Asiago, Auronzo di Cadore, Belluno, Centro Cadore, Cortina d’Ampezzo, Feltre, Livinallongo, Longarone, Padova, Pedemontana del Grappa, Pieve di Cadore, Prealpi trevigiane, Recoaro – Valdagno, San Vito di Cadore, Sappada, Schio, Val Biois, Val Comelico, Val Fiorentina (poi Alleghe – Val Fiorentina), Val Pettorina, Val di Zoldo, Verona, Veneto Orientale Speleo, Verona Speleo, Vicenza Speleo – due racconti portanti, spesso accostati ad altri, a più voci. C’è la storia di Anna, la bambina trovata riversa in una pozza del Torrente Loschiesuoi che sembrava morta ed è stata miracolosamente rianimata. Ci sono personaggi noti o di rilievo, come Vittorino Cazzetta, lo scopritore delle impronte di dinosauro sul Pelmetto, scomparso due volte, la seconda per sempre. Ci sono soccorsi a nomi famosi dell’alpinismo come Lorenzo Massarotto, Heinz Mariacher e Luisa Jovane, con aneddoti curiosi. Ci sono missioni tragiche, quasi impossibili, in luoghi particolari tra marmitte d’acqua o rocce incastrate. Si legge di ferrate molto note e frequentate con alte casistiche di incidenti. Ci sono ricordi dove i protagonisti sono i cani, quelli che soccorrono nelle valanghe e quelli che vengono salvati. E ancora racconti di ricerche infinite di persone che non vengono mai più ritrovate, come Carla, scomparsa nel gruppo del Bosconero o memorie di tragedie che hanno coinvolto gli stessi soccorritori, mentre erano impegnati nel loro operato. In ogni stagione, in ogni giorno dell’anno, i soccorritori sono pronti a intervenire.

In ciascun capitolo l’autrice redige anche una contestualizzazione, tratteggia pennellate di ambientazione e scenari, restituisce retroscena non sempre visibili e dettagli significativi, regalandoci un prezioso affresco, che è solo una piccola parte tra le migliaia di eventi, ma emblematica, del lavoro dei soccorritori e delle loro emozioni.

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Il libro



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