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Arriva una nuova gatta da pelare per la cooperazione trentina.
Dopo l’acceso confronto da parte di alcuni viticoltori che hanno denunciato alcune settimane un clima poco favorevole al confronto, chiedendo un cambio di paradigma per diventare protagonisti di quello che hanno chiamato “loro futuro” (qui articolo) ora con una lettera alla nostra redazione denunciano come la pratica del voto palese nelle cooperative possa trasformarsi in uno strumento intimidatorio, incoraggiando i soci dall’esprimere liberamente il proprio dissenso.
Nella lettera firmata, con dei passaggi piuttosto duri, viene criticata la mancanza di voto segreto, necessario per garantire la democrazia e la partecipazione libera, soprattutto in casi controversi, come la fusione tra Cassa Rurale di Mezzocorona e Lavis. Fusione molto sofferta il cui esito è stato quantomeno risicato: 1265 i voti favorevoli. 512 quelli contrari. Cinque astenuti.
Va ricordato che 396 soci avevano fatto ricorso contro la successiva fusione della Cassa rurale di Lavis, Mezzocorona e Valle di Cembra. Il ricorso era stato respinto dal tribunale di Trento, decretando quindi la legittimità della fusione e ritenendo le procedure di votazione corrette, condannando anche i soci a rimborsare le spese di lite alla Cassa di Trento, Lavis, Mezzocorona e Valle di Cembra. Parliamo di un conto piuttosto salato, si tratta infatti di oltre 65 mila euro.
Il gruppo ora propone di estendere il voto segreto a tutte le decisioni, non solo al rinnovo delle cariche sociali, per evitare pressioni e ripristinare i valori democratici che dovrebbero caratterizzare le cooperative.
Sotto la lettera inviata all’attenzione del nostro direttore.
LA LETTERA INTEGRALE
Egregio direttore,
capiterà anche a molti dei suoi lettori di partecipare alle assemblee delle cooperative di cui sono soci e assistere al momento della votazione. È in quel momento che spesso il presidente chiede: “Favorevoli, contrari, astenuti?”.
In molti casi, tutto si conclude con un trionfante “approvato all’unanimità”, ma in altre occasioni, alla comparsa di uno o più voti contrari, si sente la domanda: “Chi ha votato contro? Per favore, le sue generalità”. Questa pratica, che di per sé potrebbe sembrare un semplice formalismo, si è trasformata in uno strumento di pressione. L’uso intimidatorio del voto palese scoraggia la libertà di espressione dei soci, soprattutto di quelli che, per legittime ragioni, si trovano in disaccordo con le decisioni proposte.
In questo contesto, il voto palese diventa una forma di controllo anziché uno strumento democratico. Attualmente, con gli statuti standard delle cooperative, il voto segreto è previsto solo per il rinnovo delle cariche sociali. Eppure, sarebbe necessario estenderlo a tutte le votazioni, qualora lo richiedesse anche un solo socio.
Solo così si può garantire che ogni partecipante a un’assemblea si senta libero di esprimere il proprio pensiero senza timore di ripercussioni. Un caso emblematico di questa dinamica è stata la fusione tra la Cassa Rurale di Mezzocorona e quella di Lavis.
Durante quella decisiva notte, i soci contrari furono praticamente schedati, costretti ad attese interminabili per firmare il loro dissenso. Questo clima intimidatorio portò molti a rinunciare, facilitando così la decisione di fondersi.
Queste pratiche non appartengono alla vera essenza del modello cooperativo, che dovrebbe essere basato su principi di ascolto, rispetto e partecipazione democratica.
È fondamentale che le nostre cooperative tornino a garantire una piena libertà di espressione ai soci, senza che nessuno debba temere ripercussioni per un voto contrario.
Chiediamo con forza che venga adottata la possibilità del voto segreto in tutte le votazioni, non solo in quelle relative al rinnovo delle cariche sociali. Questo rappresenterebbe un passo avanti verso una vera democrazia cooperativa, in cui il diritto di parola e di espressione non sia solo formale, ma sostanziale.
Se non correggiamo questa deriva, non ci sarà da stupirsi se la partecipazione alle assemblee continuerà a diminuire, e con essa l’entusiasmo e il senso di appartenenza dei soci.
Le cooperative sono nate per dare voce a tutti, non per imbavagliare chi dissente. È ora di fare un passo indietro rispetto a queste pratiche e un grande passo avanti verso una democrazia autentica all’interno delle nostre realtà cooperative.
Lucio Caldera, Luca Vicentini, Settimo Dalprà, Menolli Sandro, Dalpiaz Enrico, Giuliano Preghenella, Frapporti Mariano, Alessandro Enderle, Matteo Fiorini, Sergio Baroni, Alessio Gatti, Matteo Penner, Roberto Delaiti, Michele Scrinzi, Luigi Raffaelli, Stefano Scrinzi, Massimo De Eccher, Elia Simonini, Massimo Preghenella, Siro Coveli, Giovanni Rensi, Andrea Vaona, Luca Fracchetti, Bruno Graziola, Renzo Cont, Mauro Galvagni.
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