Isernia in Abruzzo, Luciano D’Alfonso: annessione sostenibile

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Si discute ormai da mesi in Molise della “vertenza” aperta in provincia di Isernia dal Comitato presieduto da Antonio Libero Bucci che mira a sganciare il territorio pentro dal Molise per riannetterlo all’Abruzzo, ma finora sull’argomento non erano stati ancora interpellati rappresentanti delle istituzioni abruzzesi.
Per questo motivo, abbiamo voluto porre alcune domande all’ex presidente della Regione Abruzzo, già sindaco di Pescara e attuale deputato del Pd, Luciano D’Alfonso, alla vigilia del deposito dell’istanza da parte del Comitato promotore che dovrà essere inviata alla Corte di Cassazione per il controllo di legittimità.
La richiesta di referendum è stata sottoscritta da quasi 5300 persone e sarà depositata il prossimo 12 dicembre. Superata la verifica, la Provincia di Isernia dovrà indire il referendum che sarà valido se alle urne si recherà il 50% più uno degli aventi diritto. Se vincerà il ‘Sì’ si dovrà procedere al varo di una legge per l’accorpamento.
Onorevole D’Alfonso, qual è la sua opinione sulla richiesta avanzata da 5.300 cittadini della provincia di Isernia di indire un referendum per distaccarsi dal Molise e unirsi all’Abruzzo? Ritiene che dietro tale proposta ci sia un disagio manifestato da un’ampia fetta della comunità?
«Quando una richiesta di distacco territoriale proviene dall’alto si può pensare ad una strategia politica, ma quando la domanda arriva dal basso c’è sempre un disagio alla base dell’idea. È chiaro che chi invoca la secessione vuole abbandonare lo status quo per cercare una situazione migliore».
Quali sarebbero, eventualmente, i vantaggi concreti di una riunificazione?
«Non è l’ingrandimento demografico che determina il successo di un’operazione come questa, ma il riconoscimento relazionale e la reciprocità. Le istituzioni nascono e progrediscono se producono convenienze: la stella polare di questa ipotetica fusione deve essere un nuovo contratto sociale fatto di diritti e di doveri in più, di convenienze e di facilità».
Da ex presidente della Regione Abruzzo, ritiene che l’integrazione della provincia di Isernia sia sostenibile? Quali sfide amministrative, economiche e infrastrutturali si potrebbero prevedere in caso di una fusione territoriale?
«Da un punto di vista amministrativo è certamente sostenibile, d’altra parte la Costituzione prevede espressamente casi come questo. Certo, nella fattispecie ci troveremmo di fronte a una prima volta: mai un territorio così ampio ha cambiato Regione di appartenenza, finora abbiamo avuto soltanto spostamenti di piccoli Comuni. A livello infrastrutturale, ci sono due grandi arterie che uniscono l’Abruzzo alla provincia di Isernia: la SS 650 Fondo Valle Trigno e la SS 652 Fondo Valle Sangro; quest’ultima, grazie all’impegno della giunta regionale che ho presieduto, è in via di completamento e presto sarà percorribile nella sua rinnovata interezza».
E sarebbe opportuno, secondo lei, un intervento per aprire un dialogo ufficiale con i promotori dell’iniziativa da parte dei rappresentati delle istituzioni abruzzesi?
«Sono dell’avviso che sia giusto aspettare il compimento del dibattito che si è aperto all’interno del territorio isernino. Interventi da parte delle istituzioni abruzzesi potrebbero essere letti come ingerenze e magari strumentalizzati, occorre invece che il confronto sia sereno».
Dal punto di vista storico e culturale, crede che ci siano sufficienti affinità tra Isernia e l’Abruzzo da giustificare un’eventuale unione? O esistono differenze che potrebbero rendere complessa l’integrazione?
«Fino a 60 anni fa Abruzzo e Molise erano una sola regione, poi ci fu il distacco ma – osservando la cartina geografica – sembra quasi che la provincia di Isernia “strabordi” sul territorio abruzzese. Io credo che le affinità siano più delle differenze».
Se fosse ancora presidente della Regione Abruzzo, quale posizione prenderebbe in merito a una richiesta formale di annessione? Sosterrebbe questa possibilità o preferirebbe mantenere lo status quo per evitare tensioni tra le regioni?
«Di fronte a una richiesta formale non si può far finta di niente».

ppm



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