Terzo mandato in Campania, asse De Luca-Zaia: «Il governo impugna la norma? Non è la pietra tombale»

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di
Francesco Parrella

Il presidente del Veneto: «Se il governo decide per il ricorso, poi vedremo la Corte cosa dirà. Il blocco vale solo per alcuni, sarebbe più onesto dire che non riescono a toglierci dai piedi»

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La vicenda politica di Vincenzo De Luca s’intreccia in queste ore con quella di Luca Zaia: entrambi in attesa di sapere se potranno ancora ricandidarsi alla presidenza delle rispettive Regioni. Da Palazzo Santa Lucia non arrivano dichiarazioni, si attende prima la decisione del Consiglio dei ministri, convocato per domani alle 18. A parlare, ieri, è stato invece il presidente del Veneto. «Se il governo dovesse impugnare la legge della Regione Campania sul terzo mandato, non sarebbe una pietra tombale. A quel punto — ha detto Zaia — dovremmo capire cosa dirà la Corte costituzionale, che potrebbe anche aprire il vaso di Pandora sulla costituzionalità o meno del blocco dei mandati». Per ora, ha rassicurato il governatore leghista, «non perdo il sonno, continuiamo ad amministrare». Parole che ricalcano un po’ la linea tenuta finora dal suo omologo in Campania. «Nella prima opzione la Corte in maniera minimale potrebbe dire “ha ragione il governo, piantatela”, e finisce lì. Nella seconda potrebbe dire “De Luca ha ragione perché ha fatto quello che ha fatto Zaia 10 anni fa, si è adeguato 10 anni dopo ma non sono intercorse nuove norme nel frattempo”. E poi quello che dicevo: si apre il vaso di Pandora ».

Sul tema ha poi spiegato che «diventa stucchevole continuare a parlarne, sembra la difesa di una poltrona o di una posizione personale», ma ha poi ricordato che «il blocco dei mandati vale solo per due cariche, e solo per alcuni. Ci sono un centinaio di sindaci» delle grandi città «bloccati da questo marchingegno, e alcuni governatori. E sono le uniche due cariche elettive bloccate: puoi fare il presidente della Repubblica, del Consiglio, il senatore, il deputato, il consigliere o l’assessore regionale e comunale senza vincoli di mandati. Allora sarebbe più onesto dire che ci sono alcuni che non riesco a toglierli dalle palle se non blocco il numero dei mandati. Scusate l’espressione un po’ rude ma rende l’idea a tutti. Se invece — ha aggiunto — come molti dicono, dobbiamo mantenere il blocco perché si creano centri di potere, per la proprietà transitiva danno degli idioti ai cittadini. C’è un turnover da paura a livello di governatori, e non sto a fare la lista dei sindaci mandati a casa dopo il primo mandato».




















































Intanto, ha suscitato reazioni la dichiarazione di Stefano Bonaccini, ex presidente dell’Emilia Romagna, oggi presidente ed europarlamentare del Pd, che in un’intervista a Qn— ripresa poi dal Corriere del Mezzogiorno — ha frenato sul terzo mandato di De Luca. Se fino a ieri Bonaccini, che fu sostenuto dal presidente della Campania alle primarie del Pd, ha ritenuto che «sono i cittadini a decidere se uno può continuare a fare il presidente», ora sposa la linea della leader Elly Schlein, e parla di «una legge che esiste e che deve essere rispettata», a proposito del divieto del terzo mandato, aggiungendo «la necessità, in politica, di dare vita ad un ricambio, come è stato fatto in Emilia Romagna». Le parole di Bonaccini vengono accolte con favore da Fratelli d’Italia. «Credo che su questo tema possa esserci un percorso comune», dice Galeazzo Bignami, capogruppo di FdI alla Camera. Bocche cucite invece tra i consiglieri regionali dem che hanno votato compatti (tranne Bruna Fiola) la norma sul terzo mandato. Intanto il cambio di passo dell’ex presidente dell’Emilia viene letto dal coordinatore della Lega a Napoli, Enzo Rivellini, come l’apertura della «vera trattativa a sinistra per individuare il candidato presidente in Campania. Che non è De Luca. Difatti il governatore è uomo di partito e difficilmente romperà con il Pd, sapendo che i suoi, in una fuga solitaria, difficilmente lo seguiranno». Tutt’altra lettura dà uno dei fedelissimi del presidente della giunta: Diego Venanzoni (De Luca presidente). «Bonaccini — afferma — tende a creare un’area politico-culturale sua, di base riformista, all’interno del Pd, ed è chiaro che ha convenienza a non andare in contrapposizione con l’attuale segretaria». Quanto all’impugnativa del governo sulla norma campana, il consigliere regionale ritiene «che sia un tentativo subdolo per spazzare via De Luca e sgombrare il campo del centrosinistra, anche perché – argomenta – qualora ci fossero tre candidature che si contrappongono, De Luca vincerebbe anche senza il Pd».

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8 gennaio 2025 ( modifica il 8 gennaio 2025 | 10:14)

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