Neonato morto nella culla termica a Bari, indagati don Antonio e il tecnico

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L’ipotesi di reato è omicidio colposo. Gli inquirenti sono al lavoro per verificare possibili omissioni o il malfunzionamento del sistema di allarme, È giallo sul collegamento con il Policlinico

Pubblicato:08-01-2025 16:16

Ultimo aggiornamento:08-01-2025 16:17


ROMA – Forse la versione data dal parroco non ha convinto gli inquirenti. Ora lui stesso risulta indagato per omicidio colposo: don Antonio Ruccia, parroco della chiesa di San Giovanni Battista a Bari, quella in cui il 2 gennaio scorso è stato ritrovato il corpo senza vita di un neonato, lasciato nella culla termica. E con lui, risulta iscritto nel registro degli indagati, con la stessa ipotesi di reato, anche il tecnico che si è occupato della manutenzione dell’incubatrice, la culla appunto che da 4 anni è posta negli spazi della parrocchia per consentire ai genitori di dare ai propri figli una seconda opportunità. Qualcosa però questa volta non ha funzionato e sulla morte di un neonato il Pm vuole vederci chiaro.

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LE INDAGINI: ATTESO L’ESITO DELL’AUTOPSIA

Determinante, per capire le cause e le tempistiche del decesso, sarà l’esito dell’autopsia che è atteso nelle prossime ore. Ma anche l’eventuale testimonianza della madre che gli investigatori stanno cercando, a partire dell’esame delle immagini delle telecamere di sorveglianza dell’intero quartiere che potrebbero averla ripresa nel momento in cui ha portato il piccolo in chiesa.

All’indomani del ritrovamento del bimbo senza vita, la procura aveva aperto un’indagine contro ignoti per abbandono di minore, aggravato dalla morte, per cui si continua ad indagare. Dopo 4 giorni, una volta che entrambi sono stati sentiti in procura, l’indagine si è estesa e anche il parroco e il tecnico sono finiti sotto la lente degli inquirenti.

Secondo le prime testimonianze, date anche dallo stesso Don Antonio ai giornalisti, il suo cellulare non avrebbe ricevuto la chiamata che è prevista non appena la culla risulti ‘occupata’. L’incubatrice infatti avrebbe dovuto attivare un allarme collegato al cellulare di don Ruccia non appena fosse stato rilevato un peso al suo interno. Il parroco aveva quindi ipotizzato che il meccanismo della chiamata poteva non essere partito perché la porta dell’incubatrice era stata lasciata aperta. La stessa cosa sarebbe successa per il riscaldamento, che pure non si sarebbe attivato, lasciando così il neonato in balia del freddo per chissà quanto tempo.

LA CULLA NON HA FUNZIONATO, PERCHÈ?

A breve, secondo quanto riportato dalla stampa locale, la Procura potrebbe conferire un incarico per svolgere una consulenza sulla culla, per verificare se effettivamente ci sia stato un eventuale malfunzionamento. A metà dicembre, poche settimane prima della tragedia, la chiesa sarebbe stata interessata da alcuni blackout e anche per questo era stato chiamato il tecnico indagato.

Per accertare se queste ipotesi possano trovare corrispondenza con quanto accaduto, vanno così avanti gli accertamenti della Procura. Ovvero si dovrà ricostruire quanto successo e verificare il presunto malfunzionamento della culla e, in caso, le possibili mancanze di chi se ne sarebbe dovuto occupare. Nel frattempo le indagini della squadra mobile, coordinate dal procuratore aggiunto Ciro Angelillis e dalla pm Angela Morea, hanno portato a iscrivere nel registro degli indagati per omicidio colposo il parroco e il tecnico della manutenzione. Le verifiche sono ancora in corso sia sul funzionamento della culla sia sui telefoni collegati alla struttura.

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IL GIALLO DEL COLLEGAMENTO CON IL POLICLINICO

Potrebbero infatti essere più di uno i numeri di telefono a cui la culla sarebbe collegata e a cui dovrebbe arrivare “l’allarme”. Dal sito della parrocchia infatti si spiega infatti- già prima della tragedia del 2 gennaio scorso- che “quando il neonato vi viene posto, si attiva un allarme collegato con l’ospedale Policlinico di Bari. Sarà poi cura del reparto di Neonatologia del Policlinico”.
Nei giorni scorsi, però, il direttore generale del Policlinico di Bari, Antonio Sanguedolce- come spiega il Corriere del Mezzogiorno- l’ha smentita: “Non c’è mai stato un allarme collegato con il reparto di Neonatologia, ma solo con il cellulare del parroco”. E risulterebbe anche che, proprio per chiarire questo aspetto, gli inquirenti abbiano ascoltato in questi giorni il primario di Neonatologia, Nicola Laforgia, come persona informata sui fatti.

( Sopra l’estratto dal sito https://www.sangiovannibattistabari.it/culla-termica/)

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