Ambiti sociali, repliche e controrepliche: si vada in Consiglio regionale e li ci si confronti

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Uno scontro, sugli ambiti sociali con alcuni brevissimi passaggi dall’una e dall’altra parte che non appartengono, tra l’altro, ad una adeguata dialettica politica che spesso comunque si verifica tra opposti fronti politici, che vorremmo si sposti nell’aula di palazzo D’Aimmo, altrimenti in questo modo non ne usciamo più. Allora, si vada al dibattito consiliare con l’interrogazione urgente e circa quest’ultima ci si sbizzarrisca con ogni valutazione di merito o altro. Tanto, riteniamo, appare la conclusione più saggia. Riporre nelle note stampa, inviate all’infinito, una serie di posizioni e analisi di parte ci sembra un metodo alquanto antico.

“Devo essere io poco capace di comprendere la replica della consigliera Passarelli, ma nel merito non ho capito che cosa risponde alle nostre domande e quali siano le sue puntuali obiezioni.
Riporta una serie di questioni che nulla hanno a che vedere con i temi posti: quale riorganizzazione e perché? Quanti soldi appostati per le nuove, crescenti, esigenze sociali? Che modello di rapporto fra pubblico e privato e quale tutela degli operatori del settore?

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Questo è il cuore della questione relativa al nuovo Piano Sociale Regionale. – dichiara la capogruppo del Pd Miacela Fanelli – O non mi faccio capire io o non si sanno o non si vogliono capire le questioni centrali. Perché la replica riporta pettegolezzi relativi a sue visite nel mio paese (volentieri mi avrebbe fatto piacere invitarla a casa per un caffè!) o altre circostanze del tutto estranee al livello di confronto che i ruoli istituzionali richiedono.

La sua maggioranza è ormai abituata a trattare il partenariato e il Consiglio come orpelli. A scodellare decisioni preconfezionate. Vogliamo citare da ultimo le riforme annunciate a mezzo stampa e su cui non si può leggere un atto (da ultimo, quella annunciata dei trasporti)? O gli acquisti di immobili in materia sanitaria (né atti, né appostamenti in bilancio, ma solo articoli di stampa) o la programmazione dei principali fondi, fra cui il programma FSE, che ammonta a 83.029.909 milioni di euro, la cui discussione non ha neanche mai sfiorato il Consiglio, competente per Statuto, o la concertazione prevista come obbligatoria dai codici di partenariato e regolamenti europei? E che forse, lei e la giunta, dovrebbero seriamente preoccuparsi dei soldi che rischiamo di perdere proprio sul fondo sociale europeo, dove oggi la spesa è a “0” a fronte dell’obbligo di spendere 55 milioni di euro entro l’anno, che altrimenti torneranno indietro?

Dice che devo stare serena? Eh beh, il recente passato e l’attualità dicono il contrario. Che devo stare tutt’altro che serena! A parte la solita e monotona battuta, non sto e non stiamo affatto tranquille, ma vigili! Molto vigili, perché i precedenti sono fatti e non chiacchiere. E siccome sono fatti preoccupanti e tutti chiusi nelle stanze regionali, abbiamo  preferito prevenire e non curare.

Come consiglieri di minoranza, abbiamo posto delle domande con una interrogazione, che tecnicamente è lo strumento che le opposizioni hanno a disposizione per portare alla luce del sole che cosa si sta facendo in un dato ambito. Serve per accendere riflettori sulle questioni dell’amministrazione. Si fa così nel rapporto istituzionale corretto. Si pongono domande e il governo regionale, interrogato, risponde. E pure su questo ci sarebbe molto da dire, perché la risposta non è arrivata da quest’ultimo, ma da un consigliere delegato che non avrebbe nessuna delle prerogative che la Passarelli sta esercitando. Ecco, ci avrebbe fatto piacere che anche su questo la consigliera, che non potrebbe disporre delle risorse umane regionali e non potrebbe porre in essere le attività che sta svolgendo, poiché tecnicamente deve solo dare una mano al Presidente, avesse replicato.

Se avesse risposto alle domande poste, si sarebbe potuto instaurare un costruttivo confronto sul modello di riorganizzazione, e non due chiacchiere buttate lì al bar.  Questa amministrazione regionale, però, temo verrà ricordata proprio per questa cifra stilistica.

Attendiamo, invece, fiduciose, – conclude la Fanelli – di poter interloquire a livello adeguato sia per competenze formali, sia per competenze sostanziali. Semplifico: sia con chi dovrebbe, per l’ordinamento regionale, occuparsi dell’importante riforma istituzionale del Piano Sociale Regionale (e che voglio ribadirlo, non potrebbe essere un consigliere delegato), sia nel merito dell’analisi che, diciamo eufemisticamente, nelle parole della consigliera è piuttosto carente.”

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