Addio a Rino Tommasi: l’avvicendamento con Biscardi a Tele+2 e “Fair Play” (estratto dal libro “Decoder”)

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A distanza di oltre 24 ore dalla notizia della morte di Rino Tommasi, continuano ad affiorare ricordi e aneddoti su Computerino da parte di colleghi giornalisti, atleti e tifosi.
Ieri SPORTinMEDIA ha pubblicato il ricordo di Pietro Nicolodi, Sky Sport, uno dei giornalisti italiani più multisportivi (Tommasi si batteva per il riequilibrio degli spazi mediatici tra calcio e altri sport).

Sky Sport ha dedicato parte del proprio palinsesto al ricordo di Rino Tommasi, riproponendo anche una risposta a un ascoltatore che gli chiedeva se il tennis avrebbe mai potuto superare il calcio a livello popolarità in Italia.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Nei suoi vari ruoli (vedi), Rino Tommasi è stato anche uno dei più grandi innovatori della televisione sportiva italiana. Un visionario o, per meglio dire, un giornalista-manager che per esperienza e acume capiva in anticipo scenari e tendenze dello sport (e della televisione). Non sorprende, quindi, ritrovare Tommasi come grande protagonista della nascita della prima Pay-Tv sportiva in Italia, Tele+2.
Nel libro “Decoder – Storia decriptata della Pay-Tv sportiva in Italia“, la ricerca “Rino Tommasi” restituisce oltre 40 risultati, con citazioni in diverse momenti (dallo sport di Canale 5 a Sky Sport, passando per Telecapodistria e Tele+2).

Qui riportiamo due passaggi dal libro “Decoder”:

1. Il capitolo 4.3 che descrive una fase molto delicata per la nuova Pay-Tv sportiva. Dopo il rodaggio iniziale, infatti, Tele+2 deve aumentare la propria base di abbonati e acquisisce dei diritti televisivi che potrebbero aiutare a raggiungere questo obiettivo. Così, sfruttando anche la lentezza della Rai, Telepiù acquisisce i diritti della partita di qualificazione a USA ’94 tra Scozia e Italia. La notizia apre una crisi istituzionale. Il vero obiettivo di Tele+2, però, è la Serie A. Nell’estate 1993 la nuova Pay-Tv sigla l’accordo con la Lega Calcio per la trasmissione in diretta di un posticipo domenicale. Per l’Italia, Paese conservatore per eccellenza (vedi caso Gialappa’s Band…), è una rivoluzione copernicana. Sempre nell’ottica di avvicinare il grande pubblico alla Pay-Tv, Telepiù opera una scelta che suscita molto clamore: al posto di Rino Tommasi, come nuovo direttore della testata sportiva viene ingaggiato il giornalista sportivo nazional-popolare per eccellenza: Aldo Biscardi. Una mossa destinata ad avere poco successo, che provocherà diversi malumori anche in seno alla redazione.

2. Quelli in cui si parla della trasmissione “Fair Play“, creata nell’aprile 1992 da Tommasi.

4.3 LA SVOLTA (IM)POPOLARE: DA RINO TOMMASI AD ALDO BISCARDI

Tele+2 non si limita alla storica acquisizione dei diritti Tv di anticipi e posticipi, ma opera un autentico ribaltone in seno alla redazione. Dopo un lungo inseguimento, Zanone Poma e il nuovo direttore generale, Valerio Ghirardelli, centrano l’obiettivo prefissato per rendere maggiormente popolari i programmi di Telepiù: da Rai 3, come nuovo capo dei servizi sportivi, arriva Aldo Biscardi che firma un ricchissimo contratto triennale con opzione per altri tre.

La vicenda Biscardi-Tele+2 merita un approfondimento a parte perché è densa di polemiche e colpi di scena. L’inizio di questa storia può essere ricondotto al 31 maggio 1993, ultima puntata stagionale del Il Processo del lunedì su Rai 3. Una puntata a suo modo memorabile perché, oltre a essere l’ultima di Biscardi in Rai, vede protagonista Silvio Berlusconi che, letteralmente infuriato, chiama in trasmissione: “Io mi sono stufato di certi nipotini di Stalin. Il vostro è un programma ignobile, siete dei professionisti della mistificazione”. La rabbia, la grande rabbia di Berlusconi travolge tutto e tutti: con la trasmissione di RaiTre ce l’aveva a morte da una settimana, dopo l’arroventata puntata dedicata allo ‘scippo’ del Giro d’Italia. E l’ulteriore ‘affronto’ di ieri sera, quell’annuncio dato da Biscardi del suo interrogatorio da parte del giudice Maria Cordova, gli ha fatto saltare i nervi definitivamente. “Mi hanno avvertito mentre mi stavo ancora portando verso casa – ha raccontato concitato in diretta tv – mi ha chiamato Mentana, e alcuni collaboratori del Milan. Mi hanno riferito cosa stavate dicendo di me…”. Non ci sta Berlusconi ad essere trattato così. E non gli va giù l’intervento pronunciato dai teleschermi dal senatore del Pds Carlo Rognoni, quel “lobbista del gruppo Caracciolo”, come gli strilla dal telefono. E ce n’è anche per Biscardi e per la Rai tutta. “Le nostre televisioni hanno fatto aumentare il pluralismo, così i telespettatori non devono più assistere a tg lottizzati ed è migliorata anche la qualità dei programmi. Ma non certo del vostro – tuona contro Biscardi – Il vostro programma non è migliorato affatto” (Loredana Bartoletti, La Repubblica 1° giugno 1993).

Dopo questo attacco frontale, nessuno si sarebbe mai aspettato che, nemmeno due mesi dopo, Biscardi approdasse a Tele+2 come nuovo direttore di Rete. Presentato in pompa magna all’Hotel Gallia di Milano dai dirigenti della Pay-Tv, convinti che la combo “partite in diretta+polemiche e moviola” possa allargare il bacino degli abbonati, Biscardi arriva a Tele+2 portando con sé quattro giornalisti che non passano inosservati: “Telepiù ha fatto sgup. Aldo Biscardi si trasferisce con la famiglia del Processo del lunedì a Tele+2, la Pay-Tv di Berlusconi. Il popolare barman sportivo, nominato direttore della Rete, porta con sé il figlio Maurizio, i figli di Antonio Lubrano e Mario Pescante (neo presidente del Coni) e Silvio Sarta, l’uomo del moviolone (…). Dopo 13 anni trascorsi da finto paciere del bar sport di Raitre, Biscardi ha dunque firmato con Berlusconi la più clamorosa e remunerativa pace della storia televisiva. (…) Nel corso della trattativa Biscardi ha rilanciato più volte. Prima sull’ingaggio, poi sulla scelta della redazione – le 4 assunzioni di cui sopra – infine sul ruolo di direttore, l’ostacolo più arduo, considerando che Silvio Berlusconi ritiene Rino Tommasi, “il miglior cronista sportivo italiano” e il suo Fair Play, “una risposta di civiltà al Processo biscardiano” (Curzio Maltese, La Stampa 21 luglio 1993).

In definitiva, con un ribaltone incredibile, Tele+2 passa dalla direzione di Rino Tommasi a quella di Aldo Biscardi. Un po’ come se il Barcellona, stanco dell’imprinting di Cruijff e Guardiola, scegliesse di passare al più prosaico “difesa e contropiede”. Un cambiamento epocale – legittimo, per carità – che, tuttavia, si può spiegare solo con la necessità di tentare il tutto per tutto per salvare i conti aziendali.

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E Rino Tommasi – a cui viene chiesto di restare come telecronista di tennis e boxe – come reagisce alla notizia? Ci sono due versioni. Quella a caldo, molto diplomatica, in cui il giornalista veronese dichiara “di essere stato preso in contropiede dalla notizia, ma ritengo sia legittimo che un editore scelga il direttore che gli dà più affidamento” e quella successiva, più libera, contenuta nel libro “Da Kinshasa a Las Vegas via Wimbledon”: “Ghirardelli, arrivato a Tele+2 con l‘atteggiamento del padrone delle ferriere, allaccia e conclude una trattativa con Biscardi che era andato in difficoltà alla Rai. La notizia che sarebbe diventato il nuovo direttore di Tele+2, pubblicata da Repubblica, mi raggiunge a Londra, durante il torneo di Wimbledon. Zanone Poma, di fatto direttore generale di Tele+2, me la smentisce al telefono, facendomi però capire che era vera. Torno a Milano dove Ghirardelli mi comunica con evidente soddisfazione “che aveva convinto Biscardi ad accettare”. (…) Berlusconi e Galliani attribuiscono l’una all’altro la decisione di avermi sostituito con Biscardi. A Berlusconi dico: “Avendo Van Basten, lei mi sostituisce con Calloni!”. Gentile come sempre, mi propone, se voglio, di tornare a Fininvest, ma a me andava bene mantenere il controllo di tennis e pugilato, due sport che potevano avere spazio solo su una Tv tematica”.

FAIR PLAY – PARLANDO CON GARBO DI SPORT

Lunedì 6 aprile 1992, in chiara ed evidente contrapposizione con lo stile urlato del “Processo del lunedì”, condotto da Aldo Biscardi e trasmesso da Rai 3 in prima serata, debutta alle 22.30 su Tele+2 il programma “Fair Play”, in cui lo stesso Tommasi, in compagnia di pochi e selezionatissimi ospiti (Gianni Clerici e Gian Paolo Ormezzano in primis), affronta i temi dell’attualità sportiva con toni decisamente più moderati rispetto a quelli biscardiani. È lo stesso Ormezzano, nel libro “I cantaglorie. Una storia calda e ribalda della stampa sportiva”, a descrivere così Fair Play: “Io non sostengo adesso, qui, per il fatto di essere stato a lungo ospite, che la trasmissione serale del lunedì sera in pura diretta intitolata Fair Play – condotta da Rino Tommasi e Gianni Clerici, in perfetto tandem, su una rete privata che tutti sapevano di proprietà effettiva ancorché mascherata di un emergentissimo Silvio Berlusconi – abbia rappresentato il miglior esempio di trasposizione e divulgazione in video dei valori veri della stampa sportiva scritta. Al contrario: io ho accettato di essere a lungo ospite fisso perché convinto che quella teletrasmissione significasse il connubio ideale tra i due generi di informazione, quello via carta e quello via etere, senza ricerca dell’audience con ogni mezzo. Il tutto in elegantissimo italiano ad alto tasso culturale Clerici, in perfetto italiano ad alto tasso tecnico-statistico Tommasi”. Un dualismo, quello tra Tommasi e Biscardi, che tornerà prepotentemente di moda nell’estate 1993.

[…]

Rino Tommasi, come abbiamo visto, decide di restare comunque a Tele+2 dove può seguire al meglio boxe e tennis. Può inoltre continuare a condurre il suo programma Fair Play, vero e proprio alter-ego del Processo di Biscardi. La contrapposizione tra i due stili e i due modi di fare giornalismo raggiunge vette parossistiche all’inizio della stagione 1993-94, quando il lunedì sera su Tele+2 vanno in onda, l’uno dopo l’altro, i due programmi che fino al maggio precedente si confrontavano a distanza. Alle 20.30 parte Biscardi col suo “circo calcistico” (facile battuta di Curzio Maltese, vista la presenza di Ambra Orfei come nuova valletta), mentre alle 22:30 è la volta di Fair Play a cui, con intento chiaramente provocatorio, Tommasi aggiunge il sottotitolo “Parlando con garbo di sport”. Ma Tommasi non si limita a questo e anticipa un filone che troverà diversi riscontri nel futuro televisivo, ma soprattutto nella vita quotidiana. Il giornalista veronese, infatti, s’inventa Telequote, una trasmissione dedicata alle scommesse sportive, rigorosamente proibite in Italia (il via libera arriverà solo il 27 giugno 1998, in occasione di Italia-Norvegia, ottavi di finale dei Mondiali in Francia, 1-0 gol di Vieri).

DECODER | IL LIBRO SULLA STORIA DELLA PAY-TV SPORTIVA





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