Guida al fondo pensione Inps per i lavoratori sportivi dilettanti

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Una delle più importanti novità apportata dai decreti di riforma dello sport è l’introduzione delle tutele Inps per i lavoratori sportivi.
La materia che stiamo trattando è una materia specialistica abbastanza complessa, con questo articolo cerchiamo di semplificare alcuni concetti chiave per rispondere alle domande ricorrenti dei lavoratori sportivi: dove vanno i soldi versati come contributo Inps? Come sarà la mia pensione?
Il governo sta lavorando da tempo a una riforma del sistema pensionistico che potrebbe comportare innovazioni significate nel futuro quindi alcune informazioni qui riportate potrebbero essere molto diverse tra cinque, dieci o venti anni.
All’interno del sistema Inps esistono diverse “gestioni/casse” quella che si occupa dei lavoratori sportivi inquadrati come co.co.co e come autonomi con partita Iva nel settore del dilettantismo è la “Gestione Separata”, con delle regole ben precise per calcolare i versamenti e quindi la futura pensione.
Come noto fino a 5000 euro annuali non è dovuto né contributo Inps né tassazione Irpef. A partire da oltre 5000 euro si applica una aliquota che riguarda sia il fondo pensione che gli oneri assistenziali (malattia, degenza ospedaliera, maternità, disoccupazione). In questo articolo approfondiamo solo la parte che riguarda il trattamento pensionistico.
In base all’art. 35 del dlgs 36/2021 per i contributi si applicano queste aliquote:

– co.co.co sportivo: quota fondo pensione 25%, quota oneri assistenziali 2,03%

– autonomo con partita Iva: quota fondo pensione 25%, quota oneri assistenziali 1,23%

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Ricordiamoci

* Fino al 31 dicembre 2027 la quota per il fondo pensione si calcola sulla metà del reddito imponibile e l’imponibile pensionistico è ridotto in misura equivalente.
* Per i lavoratori assicurati presso altre forme obbligatorie il contributo ai fini pensionistici è del 24% mentre non viene pagato il contributo per gli oneri assistenziali (già assolto dall’altra forma di previdenza).
* Per il lavoratore con contratto co.co.co. la quota Inps è 1/3 a carico del lavoratore e 2/3 a carico del datore e l’intero importo viene trattenuto dal datore (sodalizio sportivo) in quanto sostituto di imposta che lo versa all’Inps ed è in seguito tenuto a darne documentazione (pagamento con F24, uniemens , ecc). Adempimenti che può fare tramite il Rasd o tramite le vie ordinarie con un professionista abilitato.
* Per il lavoratore con partita Iva l’importo ricevuto è lordo e spetterà a quest’ ultimo a fine anno fare il calcolo di quanto dovuto all’ Inps e versarlo nelle modalità fiscali previste dalla legge avvalendosi del supporto di un professionista abilitato.

La gestione separata Inps è un regime a carattere contributivo. Questo significa che per valutare come sarà la propria pensione bisogna tenere conto degli effettivi contributi versati. In realtà sono due gli elementi essenziali: numero di anni di versamenti maturati + valore economico dei versamenti fatti.
In base alle attuali regole per andare in pensione servono 67 anni di età e 20 anni di contributi (pensione ordinaria di vecchiaia) oppure 71 anni di età e 5 anni di contributi (pensione contributiva di vecchiaia). Attenzione: un anno di contributi non significa la somma che si versa in un anno solare ma un preciso valore economico (minimale contributivo) stabilito annualmente dall’Inps e che quindi potrebbe anche essere raggiunto con più anni in caso di basso reddito.

Vediamo un esempio pratico

Per il 2024 l’Inps ha stabilito che ai fini pensionistici il reddito minimo annuo di riferimento è 18.415 euro, che comporta un versamento annuo di circa 4600 euro di contributi; fino a quando non viene raggiunto questo importo non viene riconosciuto l’anno effettivo di contribuzione.
Questo minimale contributivo può variare negli anni ma noi lo lasciamo fisso per comodità di calcolo. Un lavoratore sportivo con un reddito 15000 euro paga l’Inps solo su 10000 euro, fino al 2027 questo imponibile si dimezza quindi la quota versata all’Inps sarà il 25% su 5000 euro pari a 1250 euro. Con un reddito stabile di 15000 euro dal 2024 al 2027 riesce a versare 5000 euro, quindi con tre anni di lavoro matura un anno di pensione e inizia i contributi per il secondo anno (5000- 4600 = 400). Questo esempio ci fa capire che chi inizia oggi a godere di questo regime e ha un reddito basso e/o una età avanzata l’obiettivo di raggiungere 20 anni di anzianità contributiva è abbastanza arduo.
Un’ altra caratteristica del “sistema contributivo” è che l’entità dell’assegno pensionistico dipende dai versamenti effettuati: ovvero l’assegno mensile che si riceverà è il risultato di un calcolo che tiene contro dell’intera somma dei contributi versati (montante contributivo) rivalutato per un coefficiente di trasformazione legato all’età in cui si va in pensione.
Un altro esempio pratico: con i coefficienti applicati adesso se un lavoratore volesse andare in pensione a 64 anni nel 2025 per avere un assegno mensile di 1000 euro dovrebbe avere versato nell’arco della vita attiva 256.000 euro di contributi.
Sono informazioni che devono fare riflettere: a mio parere ritengo sia utile rivolgersi a un esperto della materia e farsi simulare quale potrebbe essere il montante contributivo raggiungibile e quindi la pensione effettiva, anche valutando l’opportunità di integrare in modo privato la futura rendita pensionistica attraverso i tanti prodotti assicurativi orientati sia all’investimento che alla previdenza.



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