Le mani della ’Ndrangheta sul turismo italiano: giro da 33,3 miliardi

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Cronaca

di Rita Cavallaro





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per le imprese

 

Le mani della ’ndrangheta sul turismo italiano. E i grandi affari per il Giubileo di Roma e le Olimpiadi invernali Milano-Cortina del 2026. A lanciare l’allarme di infiltrazione mafiosa nel comparto turistico del Belpaese è uno studio di Demoskopika, che ha elaborato i dati ufficiali sul fenomeno e stimato in 3,3 miliardi di euro il giro d’affari della criminalità organizzata italiana, derivante soltanto dall’infiltrazione nell’economia legale del settore turistico italiano. Poco meno della metà dei guadagni illeciti, 1,5 miliardi di euro, è concentrato nella realtà del Nord, la parte più ricca del Paese che ormai fa gola ai clan. Perché è proprio nel Settentrione che risiedono le imprese più competitive, in grado di assicurare lauti profitti. E la ’ndrangheta, negli ultimi anni, ha messo in atto un’attività sempre più pervasiva di controllo del territorio, che metterebbe a rischio infiltrazione quasi 7mila aziende attive, pari al 14,2 per cento su un totale di oltre 48mila realtà a “rischio default”, maggiormente fiaccate da crisi di liquidità e indebitamento e, dunque, più vulnerabili al “welfare criminale” delle mafie che dispongono, al contrario, di ingenti risorse finanziarie pronte per essere “ripulite”. La forza delle organizzazioni criminali, infatti, è la capacità di garantire iniezioni di liquidità, provento del narcotraffico e delle altre attività illecite, che i clan sono costretti a riciclare. E sono proprio le imprese che soffrono di più, a causa della crisi, a diventare le lavatrici dei soldi sporchi, pur di non dover licenziare i dipendenti e finire in bancarotta. Secondo lo studio di Demoskopica, la ’ndrangheta e anche la camorra sarebbero riuscite a consolidare il loro rafforzamento criminale con 2,6 miliardi di euro di potenziali introiti criminali, generati dal controllo del sistema turistico italiano, anche se lo scettro del business lo detiene indubbiamente l’organizzazione calabrese, che da sola è riuscita a prendersi la fetta più grande della torta, stimata in un giro d’affari di oltre 1,5 miliardi di euro. I sistemi regionali maggiormente infiltrati sono nove, con un podio che va alla Campania, seguita dalla Lombardia e dal Lazio. Non a caso dei 307 alberghi e ristoranti confiscati dall’Antimafia, quasi il 60 per cento si trova in queste regioni, caratterizzate da un maggiore radicamento della criminalità organizzata. Gli altri territori infiltrati sono Puglia, Sicilia, Liguria, Emilia Romagna, Piemonte e Calabria. Oltre all’attività tradizionale di infiltrazione, la ’ndrangheta ha allungato i suoi tentacoli sui grandi eventi, tanto che sono a rischio il Giubileo e le Olimpiadi. A lanciare l’allarme è il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio. “Il turismo italiano è sotto attacco. Oltre 7mila aziende vulnerabili rischiano di diventare ghiotta preda dei sodalizi criminali, con la ‘ndrangheta, Cosa Nostra, camorra, criminalità pugliese e lucana che si infiltrano nei settori dell’ospitalità, dalla ricettività alberghiera alla ristorazione passando per l’intermediazione”, ha detto Rio. “Debiti erariali, prestanome legati ai clan e una fragilità imprenditoriale sempre più diffusa”, ha aggiunto, “creano le condizioni ideali per un controllo mafioso. Eventi internazionali come le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 e il Giubileo 2025 non fanno che amplificare il rischio di infiltrazioni”. Rio ha infatti precisato che “l’Italia è oramai un paese a quasi assoluta dominanza ‘ndranghetista. Soltanto il sistema camorristico sembra minare il predominio delle ‘ndrine sul sistema turistico italiano. In questo scenario, le mafie stanno costruendo un welfare criminale che piega gli imprenditori in difficoltà. Promettono sopravvivenza finanziaria, coprono i debiti e garantiscono liquidità facendo pagare un prezzo altissimo, il controllo o l’acquisizione totale delle aziende”. Per il presidente di Demoskopica “questo sistema perverso non solo rafforza il potere delle famiglie criminali sul territorio, ma alimenta un circuito di riciclaggio, usura ed estorsioni che soffoca l’economia legale del nostro Paese”.


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