L’accesso al credito – Il Commercialista Veneto

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Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 


MARCO CODOGNO – Ordine di Padova

Nel mio primo intervento sul periodico che stiamo leggendo, cercai di focalizzare l’attenzione sull’importanza della programmazione e del controllo per armonizzare il rapporto tra intermediari finanziari e imprese e di conseguenza favorire l’accesso al credito.
A distanza di quasi un anno, facendo un’analisi delle esperienze passate e degli interventi normativi che si sono consolidati, mi sento di affermare, con ancora maggiore determinazione, che processi di budgeting, sistemi di controllo di gestione, processi di riclassificazione del bilancio e analisi per indici e per flussi, sono attività indispensabili non solo per le aziende che si rapportano con gli istituti finanziari, ma per tutte le aziende che intendono sopravvivere nel contesto economico attuale.
Dopo questa piccola premessa, il tentativo attuale è quello di creare un raccordo tra la l’adeguatezza degli assetti organizzativi, ammnistrativi e contabili e il rapporto banca – impresa.
Nei capitoli precedenti della rubrica sugli adeguati assetti, abbiamo evidenziato in diverse occasioni gli obblighi di legge in capo a chi fa impresa in relazione al tema, specificando, a parere di chi scrive, che è necessario uscire alla logica impositiva ed abbracciare una filosofia differente di conduzione aziendale.
Ora, la volontà è di spostare il focus su quello che l’European Bank Authority di seguito anche EBA, riporta nell’ormai noto documento chiamato Linee guida per la creazione ed il monitoraggio dei prestiti – EBA/GL/2020/06 (di seguito anche linee guida EBA).
Il documento citato prevede che gli istituti di credito adottino un “comportamento” diverso rispetto al passato, evidenziando tutte le attività che gli intermediari finanziari devono necessariamente attuare nella valutazione di nuovi prestiti e nel monitoraggio degli stessi.
Molto si è detto e scritto, del nuovo approccio che gli istituti finanziari adottano, che impone l’uscita dall’ormai vecchia logica delle garanzie, se non come residuale strategia d’uscita, privilegiando invece, una valutazione prospettica dei flussi di cassa a servizio del debito, e quindi la sua restituzione sulla base di una sana gestione economico – finanziaria dell’impresa.
Senza entrare in un esame dettagliato del documento, ci limiteremo ad analizzare alcuni punti della sezione 5 relativa alle “Procedure di creazione dei prestiti”
Sezione 5.1 – Informazione e documentazione – Il punto 86 stabilisce che:
“Ai fini della valutazione del merito creditizio delle micro, piccole, medie e grandi imprese, gli enti dovrebbero avere a disposizione e utilizzare informazioni, supportate da prove necessarie e appropriate, almeno in relazione a quanto segue:
scopo del prestito, se pertinente al tipo di prodotto
reddito e flusso di cassa;
posizione finanziaria e impegni, comprese attività date in pegno e passività potenziali;
modello di business e, se rilevante, struttura aziendale; piani aziendali
supportati da proiezioni finanziarie; collaterale (per prestiti garantiti)
altri fattori di mitigazione del rischio, come le garanzie, se disponibili
documentazione legale specifica del tipo di prodotto (ad es. permessi, contratti).
Dalla lettura risulta subito evidente che si devono affiancare valutazioni e conseguenti documenti sia qualitativi (punti 1 e 4) che quantitativi (punti 2, 3 e 4).
Per un’analisi qualitativa, l’azienda dovrà necessariamente essere dotata di alcuni strumenti e documenti propri dell’assetto organizzativo, struttura societaria, governance, organigramma, mansionari, chiara definizione di compiti e ruoli, competenza del management o comunque dei soggetti con ruoli di responsabilità.
In tutte le imprese virtuose, vi dovrà necessariamente essere anche una valutazione del rischio aziendale, (anche alla luce dell’aumentato numero di casi e situazioni di rischio con cui l’impresa deve confrontarsi), con il consueto approccio forward looking, volto ad intercettare in anticipo eventuali situazione di squilibrio, presidiando la continuità aziendale; attività propria di un adeguato assetto organizzativo d’impresa.
E tutto quanto sopra esposto senza addentrarci in analisi del rischio molto evolute, con presenza di un risk manager e configurazioni di strutture designate ad hoc, ma semplicemente attraverso un’analisi quali-quantitativa delle proprie performances.
La sezione 5.2.5 delle Linee Guida EBA accoglie al suo interno il punto 120 che recita: “Nel valutare l’affidabilità creditizia del mutuatario, gli enti dovrebbero porre l’accento sul reddito futuro realistico e sostenibile del mutuatario e sul flusso di cassa futuro, e non sulle garanzie collaterali disponibili. La garanzia di per sé non dovrebbe essere un criterio predominante per l’approvazione di un prestito e non può di per sé giustificare l’approvazione di alcun contratto di prestito. La garanzia dovrebbe essere considerata la seconda via d’uscita dell’ente in caso di inadempimento o deterioramento sostanziale del profilo di rischio, e non la fonte primaria di rimborso, ad eccezione di quando il contratto di prestito prevede che il rimborso del prestito si basi sulla vendita della proprietà data in pegno come garanzia o garanzia liquida fornita”.
Il punto 121 riporta:
“Nell’effettuare la valutazione del merito creditizio, gli enti dovrebbero:
analizzare la posizione finanziaria e il rischio di credito del debitore, come di seguito riportato
analizzare il modello di business e la strategia del mutuatario, come illustrato di seguito
determinare e valutare il credit scoring o il rating interno del mutuatario, ove applicabile, in conformità alle politiche e procedure in materia di rischio di credito
considerare tutti gli impegni finanziari del mutuatario, come le linee di credito impegnate e non utilizzate con le istituzioni, comprese le linee di capitale circolante, le esposizioni creditizie del mutuatario e il comportamento di rimborso passato del mutuatario, nonché altri obblighi derivanti da tasse o altre autorità pubbliche o sociali fondi di sicurezza
ove rilevante, valutare la struttura dell’operazione, compreso il rischio di subordinazione strutturale e relativi termini, ad esempio covenants e, se applicabile, garanzie di terzi e struttura del collaterale”.
Dalla lettura dei due punti risulta che possiamo scordarci di recarci presso un istituto a chiedere un prestito senza una documentazione completa ed esaustiva. Partendo infatti dal punto 120 lo stesso individua la garanzia un criterio di per sé non predominante, ponendo invece l’attenzione sul reddito futuro e realistico. Per avere una stima del reddito in linea temporale con la durata del finanziamento devo avere almeno un piano aziendale triennale, e collegato allo stesso in termini di coerenza e strategia, un budget annuale.
Se proseguiamo con il punto 121 soffermandoci anche solo ai primi 4 punti non possiamo che convenire che abbiamo bisogno di strumenti che vanno ben oltre il bilancio di esercizio pubblicato e relativo ad un esercizio chiuso cinque mesi addietro.
Dobbiamo necessariamente predisporre situazioni prospettiche e di periodo, riclassificazioni di conto economico e stato patrimoniale tali da poter disporre di dati che devono essere scambiati con gli intermediari finanziari. Sulla scorta di quanto riportato, il cliente bancario come dovrebbe prepararsi alle richieste della controparte?
Per rispondere alla domanda potrebbe esserci d’aiuto la lettura degli allegati 2 e 3 delle linee guida EBA, all’interno dei quali potremmo ricavare delle informazioni utili sul tipo di dati che l’intermediario finanziario analizza. A titolo meramente esemplificativo elenco alcuni indici ormai comuni agli addetti ai lavori:
-dalla riclassificazione del bilancio posso calcolare i seguenti valori, EBIT, EBITDA, CCNO, PFN/EBITDA, DSCR, LEVA FINANZIARIA, INTEREST COVERAGE RATIO
mentre costituiscono eventi trigger
debiti scaduti nei confronti dei dipendenti, debiti scaduti tributari e previdenziali.
importante diminuzione del flusso di cassa
rapporto PFN/EBITDA > 6
ultimi due bilanci in perdita
riduzione fatturato > 30% rispetto all’esercizio precedente
riduzione Patrimonio Netto > 50% rispetto all’esercizio precedente.
Sembra chiaro che per poter processare le attività che portano alla formazione dei dati è necessario che la struttura dell’azienda sia ben progettata, e che quindi vi sia un assetto organizzativo idoneo; a completamento di questo i due assetti amministrativo e contabile, per le loro caratteristiche devo essere interdipendenti e ben funzionati con le caratteristiche viste nei contributi precedenti.
Supponiamo per un istante che non si disponga di un sistema di programmazione e controllo, e quindi di conseguenza che il nostro assetto amministrativo sia carente, come potremmo individuare con puntualità e chiarezza da cosa deriva la diminuzione di fatturato e soprattutto da quale linea di ricavo si origina. Inoltre, se non procediamo ad un’analisi per flussi post riclassificazione dello stato patrimoniale non saremo in grado di evidenziare le cause della diminuzione del flusso di cassa e soprattutto quale è stata la gestione che ha bruciato risorse.
Ancora peggiore si configura la situazione nella quale sia l’assetto contabile ad essere inadeguato. Mancanza di un software adeguato, ritardi nella registrazione dei fatti di gestione, errori nella rilevazione delle componenti positive negative di reddito, errata riconciliazione dei saldi bancari, ritardi negli adempimenti, sono segnali che l’azienda vive in condizioni di incertezza, escludendo di conseguenza affidabilità e precisione dei dati.
A parere di chi scrive, sono tutte premesse per essere tagliati fuori non dal sistema finanziario ma dal sistema economico nel suo complesso. Le situazioni di inadeguatezza dei tre assetti più volte citati rendono impossibile la redazione di prospetti e l’analisi dei dati, attività indispensabile per garantire un minimo colloquio inziale con gli istituti bancari, in assenza di questo ogni tentativo di accedere al credito risulta dapprima fallace e poi fallimentare.
A chiusura della rubrica preme evidenziare che l’analisi intrapresa sul tema degli adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili, ha avuto lo scopo di gettare una modesta luce su un tema che riguarda chiunque faccia impresa, ben consapevoli che la strada da percorrere non sia univoca e le attività da processare siano molte, ma inevitabili per sopravvivere in un ambiente che cambia con una velocità che possiamo definire, senza esagerare, paurosa.

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