Mauro Carosso, ambasciatore del territorio piemontese – relatore e docente AIS di lungo corso e di grande esperienza -, e Altai Garin, che pure del Piemonte fa una seconda casa, hanno dato vita a due approfondimenti intensi e serrati che, in venticinque assaggi, hanno restituito la vasta profondità dell’areale dell’Alto Piemonte.
Durante la prima sessione del primo pomeriggio sono stati degustati dodici vini a bottiglie scoperte; tre ore e mezza dopo, al principio della sera, la seconda masterclass ha visto tredici assaggi serviti alla cieca.
Qui di seguito vi proponiamo gli appunti di quegli incontri enoici, riassemblati per province e denominazioni allo scopo di renderne maggiormente fruibile la lettura.
PROVINCIA DI BIELLA
BRAMATERRA
Bramaterra DOC 2019 – Odilio Antoniotti
nebbiolo, croatina, uva rara e vespolina, uvaggio tradizionale della piccola Denominazione
Carica cromatica intensa che risente della presenza della croatina riverberata anche al naso sotto forma di una rusticità di fondo che, assieme ad accenni di pellame, rendono il quadro olfattivo peculiare. Il frutto e il fiore sono immediati e ben si sposano con un’evoluzione che sfonda nell’amaro e in una cangiante componente iodata. L’assaggio «racconta dell’Alto Piemonte», ci dice Altai Garin, per via della grande acidità e del suo essere intrigante e gastronomico, da risotto al Bramaterra.
LESSONA
Lessona DOC Riserva Vigna Gaja 2015 – Massimo Clerico
Bevante cristallino, di tonalità granato con accenni aranciati. Al naso prugna, arancia sanguinella e accenni lattici di yogurt. Al palato l’attacco acido è importante, specie considerata la compostezza di un tannino signorile che ben rappresenta la firma di questo territorio. La persistenza salina esalta la nobiltà dell’assaggio e rende lampante la capacità del nebbiolo di restituire istantanee nitidissime del territorio dove si trova a giacere.
Lessona DOC Omaggio a Quintino Sella 2015 – Tenute Sella
Nebbiolo con saldo di vespolina. Cuore carminio e bordi granato/aranciati. All’olfatto si propone su note di frutta scura in composta e agrumi, rosa canina e carcadè; molto raffinato. Assaggiandolo, il tannino è setoso, integrato, e gioca molto sulla salinità evidenziando tanto le durezze quanto un pregevole equilibrio di fondo. «Probabilmente», chiosa Mauro Carosso, «si tratta del più antico cru documentato, il vigneto San Sebastiano allo Zoppo».
PROVINCIA DI VERCELLI
GATTINARA
Gattinara DOCG Riserva Osso San Grato 2019 – Antoniolo
Altai Garin lo introduce come «uno dei più grandi vini italiani e del mondo, un vero manifesto dell’Alto Piemonte». Non possiamo che essere concordi: il naso è austero, duro, tenace, con più fiore che frutto, dove la tostatura – di caffè e cioccolato – fa da contraltare alla profondità del sentore balsamico. In bocca il tannino ha personalità, si fa sentire eppure è levigato, di grana finissima, e corrobora la piacevolezza della beva garantita dal deciso allungo acido/sapido. Lunghissimo nella persistenza.
Gattinara DOCG Riserva 2018 – Travaglini
«Un vino che nasce moderno», che unisce al frutto rosso – ciliegia matura – una piacevole quanto notevole speziatura, declinabile su sentori di cannella e chiodo di garofano. La bocca è tannica, di un tannino schioccante che confluisce in una forte e netta sapidità. L’acidità, dal canto suo, è ben percepibile, seppur fusa nella morbidezza che il lungo affinamento in legno dona a questo vino.
COSTE DELLA SESIA
Coste della Sesia DOC Vespolina Tèra Rùssa 2013 – Pietro Cassina
Vespolina in purezza da altro areale rispetto al vino precedente, che Pietro Cassina fa affinare in botti ovali da 15-25 ettolitri per circa quindici mesi. L’aspetto è, come ce lo si aspetta, denso e carico di materia colorante; il naso, da par sua, è senz’altro varietale, sulle note tipicamente speziate date dal rotundone, alle quali si accostano accenni di sandalo, mora di gelso, rosolio e bouquet di rose. Al palato il tannino è estroverso e appena aggrappante, e tende a offuscare una freschezza molto territoriale.
PROVINCIA DI NOVARA
BOCA
Boca DOC 2020 – Davide Carlone
Uvaggio di nebbiolo (85%) e vespolina. Frutti di bosco, fragola, lampone, prugna acidula, tanta lavanda e quella balsamicità così tipica dei vini di Boca. La nota di rosa, molto percepibile alle prime olfazioni, con l’aumento della temperatura del vino tende a sfumare. In bocca ci colpisce la qualità del tannino, di ottima fattura, elegante e tuttavia masticabile. Un vino che chiede un piatto, in questo caso immaginabile nel tortello mantovano.
Boca DOC 2018 – Le Piane
Primo naso di timo e maggiorana, poi sentori di pompelmo rosa e olive su uno sfondo mentolato e profondo. Al palato il tannino è integrato e più delicato del Boca di Carlone. Persistenza infinita.
Boca DOC Vigna Cristina Bio 2015 – Podere ai Valloni
Bell’esempio di Alto Piemonte in evoluzione: sottobosco, funghi e foglie secche, agrume maturo, fiori macerati, erbe aromatiche e accenni lattici. In bocca l’acidità incontra e si fonde nell’abbondante parte glicerica, donando al vino lo spunto giusto per rendere piacevole e persistente l’assaggio.
FARA
Fara DOC Lochera 2020 – Cantinoteca dei Prolo
Uvaggio di nebbiolo (70%) e vespolina (30%), al calice si propone con sentori dapprima vinilici, e solo in seguito frutto e spezia, segno di un invecchiamento – in tonneaux per il nebbiolo e in barrique per la vespolina – lungo ma non ancora del tutto assimilato dal liquido. L’assaggio ha un po’ «il freno tirato». Abbisogna di distendersi: va atteso.
Fara DOC Bartön 2021 – Gilberto Boniperti
La vespolina in questo Fara c’è, ma dall’aspetto di un granato così trasparente non lo diresti. Naso e bocca sono giovani e gioviali: la frutta rossa è ancora croccante e l’agrume appena accennato, mentre l’assaggio evidenzia un’acidità e un’astringenza imberbi che necessitano tempo per integrarsi.
GHEMME
Ghemme DOCG Vigna Ronco Maso 2020 – Platinetti Guido
Aspetto compatto tanto al centro che al bordo. Al naso c’è un ricordo di carbonica, poi frutto rosso fresco e immediato, quasi da chewing gum, che sposa bene un piacevole corredo floreale. Bocca croccante, molto sapida, strutturata, equilibrata e di gustosa gioventù.
Ghemme DOCG 2020 – Paride Chiovini
Erbe aromatiche, note mediterranee e di medicinale, poi bastoncino di liquirizia e avvolgenza balsamica. Al palato la beva è armonizzata sulla rotondità, che ben si sposa con un’acidità dai ricordi di cedro.
Ghemme DOCG 2020 – Vigneti Costacurta
Erbe in infusione, radice amara, spezie scure e piccoli frutti di bosco a sovrastare un plateau empireumatico. La bocca gioca su aromi più dolci anche se ad emergere è la tattilità del connubio fresco-sapido che rende questo vino il più lungo e persistente della seconda batteria.
Ghemme DOCG 2019 – La Piemontina
Nebbiolo di carattere capace di generare sensazioni agrumate e scure. L’assaggio è pieno, morbido, largo, di un tannino stabile, che inizia e termina il sorso senza tentennamenti.
Ghemme DOCG Santa Fè 2018 – Ioppa
Il cuore del calice è di un bel rubino lucente. La spezia, la liquirizia e la radice già sentiti nel Ghemme di Vigneti Costacurta tornano qui, quasi a disegnare un immaginario filo conduttore del territorio. A differenza di quel vino, però, in questo caso, è più definito il profilo olfattivo di arancia e rosa. Al palato il tannino è deciso e giovane, e si fa sentire: nonostante i sei anni sulle spalle, il Santa Fè 2018 ha ancora necessità di assestarsi.
Ghemme DOCG Vigna Pelizzane 2016 – Torraccia del Piantavigna
Subito, avvicinato il calice al naso, si percepisce chiaramente l’evoluzione in atto. È un vino sfaccettato, complesso e al contempo compassato e meno esuberante degli altri Ghemme degustati. «Un nebbiolo di finezza e struttura», dice Altai Garin, di legno e agrume, di balsamicità tridimensionale e di composta di agrumi. Un caleidoscopio di profumi e aromi a rappresentare un’annata straordinaria. Bocca con ingresso d’arancia che sfuma poi in una struggente salinità.
Ghemme DOCG Riserva 2015 – Cà Nova
La 2015 è stata una grande annata. La circostanza, unita al fatto che questo Ghemme ha conosciuto un affinamento di ventiquattro mesi in botti da 50 ettolitri e sette anni di bottiglia, rende la degustazione centrata: a un quadro olfattivo dai toni terziari – legno di sandalo, cocco, vaniglia, amarena Fabbri – si aggiunge una bocca dalla freschezza tratteggiata che i nostri relatori non indugiano a definire territoriale.
SIZZANO
Sizzano DOC 2020 – Cantina Comero
Pur servito alla cieca, questo vino ha un tratto olfattivo ben distinto dai vini che l’hanno preceduto e seguito: l’affinamento in legno è ancora percepibile in modo netto e fa da cupola ai profumi minuti che vi stanno sotto, di cannella, pinolo, spezie puntute e frutto scuro. L’assaggio si mostra più compiuto e a fuoco, più pronto anche se con una freschezza meno integrata di altri assaggi.
COLLINE NOVARESI
Colline Novaresi DOC Nebbiolo 2022 – Cantina La Smeralda
L’impatto al naso è delicato, fresco, ben fatto e parla di geranio e arancia sanguinella. L’assaggio è meno a fuoco, è giovane, con un’onda tannica che impatta un po’ la generalità della beva. Da segnalare, ad ogni modo, l’apprezzabile mix fresco-sapido.
Colline Novaresi DOC Nebbiolo Giulia 2020 – Enrico Crola
Che vino particolare. Il quadro olfattivo, almeno inizialmente, è a un’unica tinta, quello dell’olio grezzo non filtrato. Un sentore unico, nitido, che per un po’ maschera il resto dei pur presenti profumi. Serve quindi l’assaggio per far emergere il mirtillo e la mora, frutti di bosco che si fondono e si esprimono nella tattilità del tannino pieno e incisivo sulle mucose. L’acidità del vino, a parere di Altai Garin, è data più dalla gioventù del vino che dalla marca territoriale.
Colline Novaresi DOC Nebbiolo Il Sorno 2019 – Cantine Cogo
Nebbiolo in purezza allevato a Gattico, su colline moreniche a circa 390 m s.l.m.. Il colore, il naso e l’assaggio di questo vino tracciano una traiettoria unica e concorde che evidenzia, accanto a profumi varietali di frutto e fiore, nitidi sentori empireumatici che necessitano di essere ancora del tutto integrati.
Colline Novaresi DOC Vespolina Bona 2022 – I Dof Mati
Colore pieno, violaceo. Impatto olfattivo di marasca croccante, prugna, chiodi di garofano, cannella e pepe bianco. All’assaggio il tannino ben presente e il centro bocca “ruspante” denotano una gioventù che va attesa. L’acidità restituisce un’immagine chiara e complessiva dell’anima di questo vino: non è estrema, è ben fatta ma non gioca il ruolo di prim’attrice. Beva di gusto, sul filo dell’equilibrio tra semplicità e aromaticità.
PROVINCIA DI VERBANO-CUSIO-OSSOLA
VALLI OSSOLANE
Valli Ossolane DOC Nebbiolo P di Pietro 2023 – Cà da l’Era
Nel calice troviamo un vino affinato in acciaio che restituisce nitida l’immagine di nebbiolo «immediato e franco, esile e di beva». Il naso è giovane, di prugna, ciliegia e fragola, accompagnate – fa notare Altai Garin – da sentori di canapa che vanno via via allargandosi. All’assaggio la freschezza della montagna duetta con la gioventù del vino e lancia nell’Empireo la gastronomicità del tannino: è un vino che va bevuto e goduto così, abbinato a piatti «grassi e formaggiosi».
Valli Ossolane DOC Nebbiolo Superiore Prünent Diecibrente 2020 – Cantina Garrone
Il colore è di un bel carminio. Il calice, avvicinato al naso, svolge un fitto intrico di frutta rossa e nera misto a sentori di curcuma, camomilla e fiori macerati. La nota speziata, piuttosto evidente, è interessante ma, avverte Altai Garin, «può portare fuori strada». Evita il testacoda l’assaggio, fresco di un’acidità propria di quelle Valli lassù. Bel vino.
Alla fine della degustazione ci portiamo a casa un album immaginario da riporre nel nostro cassetto della memoria: al suo interno, venticinque immagini dell’Alto Piemonte, tutte diverse tra loro a rappresentare altrettante variazioni sul tema di un territorio e delle sue uve predilette.
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